I magistrati che entrano in politica. E talora, ne escono. Per l’ennesima volta il Parlamento tenta di affrontare questo delicatissimo tema.

E’ un argomento che ogni ricorre fra le pieghe della politica italiana: quanto può essere esteso il Diritto dei magistrati di entrare in politica?

Oggi è giacente in Parlamento un Disegno di legge degli ex magistrati Casson (di Sinistra) Nitto Palma (Centrodestra): mira a delimitare la libera entrata nell’agone della politica e la disinvolta uscita di operatori della Giustizia.

Difficile immaginare cosa verrà fuori da questo ennesimo dibattito: difficile perché alla Camera e al Senato siedono parecchi ex della Toga inquirente e giudicante, sia perché si tratta, in fondo, di porre ad una libertà individuale che non va troppo limitata, né discriminata.

Certo, il problema esiste, visto che si tratta di far diventare fatalmente di parte un soggetto che si era impegnato, anche con giuramento, di agire al di sopra e al di fuori di ogni fazione.

Di colpo questo soggetto scende in campo e si schiera. Ok, però qualche riflessione forse ci sta bene. E’ vero che se uno decide di darsi alla politica smette, almeno per un po’ di tempo, di fare il magistrato. E comunque nel nuovo ruolo non potrà conservare la purezza di giudizio che gli era imposta dalla legge e dalla deontologia. Cambia necessariamente la sua immagine.

Senza dire, poi, dell’altro aspetto: il ritorno in Magistratura dopo la conclusione degli impegni politici. Può l’ex politico liberarsi del tutto dei panni faziosi indossati per competere coi politici?

Temi delicati, non c’è dubbio. Siamo curiosi di scoprire come il Parlamento li approfondirà. E ci domandiamo: davvero prenderà decisioni definitive?

RINGHIO

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