Immigrazioni: aspro dibattito sulle aperture europee al seguito della Merkel. Angela è ‘’furba’’? Vuol dire che gli altri capi non lo sono

Finalmente un dibattito veramente europeo sul gigantesco fenomeno dell’immigrazione. Passi in avanti, non c’è dubbio. Però all’interno del dibattito, di ogni dibattito, è inesorabile l’antitesi dei pareri. Qualche esempio per rendere meglio l’idea: c’è chi plaude alle inattese mosse di Angela Merkel e c’ è pure chi guarda con maggiore simpatia alle rigidità dell’Ungheria e di altri associati continentali. Qualcuno rende omaggio all’improvviso buonismo della teutonica Angela, altri- e non pochi- si affrettano ad osservare che la ‘’ragazzona’’ tedesca è soprattutto scaltra perché le immissioni nel suo Paese se le è selezionate (siriani colti, già quasi lanciabili nella socio-economia germanica) pensando non tanto alla umana solidarietà, ma piuttosto agli interessi, in prospettiva, del popolo che lei trionfalmente vuole governare.

E sia. Sarà pur vero che ‘’Angelita’’ è astuta, ma perché non ci hanno pensato prima gli altri Paesi ad aprire le porte scegliendo gli ingressi non solo bisognosi, ma pure utili. Diciamo che lei è più abile e lungimirante. Mica è un peccato essere migliori di altri.

E comunque la ‘’frau’’ impartisce ulteriori lezioni: manifestando subito un’organizzazione tedeschissima. Sa dove collocare, dove smistare, come innestare, in qual modo consentire vera integrazione senza determinare eccessive in sofferenze popolari o terribili ribellioni. Quanta differenza col caos messo in scena dalla nostra Italietta che sparge gli immigrati alla rinfusa o addirittura li ammucchia al cara di Mineo che per certi versi è un carcere, per altri è un colabrodo dal quale si può liberamente uscire, addirittura per rubare e uccidere.

Affiora qualcosa di più nel dibattito accennato all’inizio di queste riflessioni: alcuni analisti si sono immediatamente impegnati per osservare che ‘’innesti di immigrati rapidi e non razionalmente programmati determinano fatalmente uno spostamento sociale e politico a destra’’. Musica per le orecchie del propagandista Matteo Salvini e dei molti che, come lui, si confrontano inquieti con una realtà molto spesso oggettivamente grave e allarmante.

Il monito incorporato è fin troppo evidente: non basta proclamare ‘’siamo buoni e accoglienti’’, bisogna accogliere all’insegna di una rigorosa organizzazione, evitando al massimo di facilitare rabbiose reazioni di collettività fino ad oggi sempre più inviperite da fatti e fattacci.

RINGHIO

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