L’improvvido Di Maio e i giornalisti italiani. Un episodio che meriterebbe analisi serie ed approfondite sui politici e su chi fa il mestiere del raccontare.-

L’improvvida sortita del pentastellato Di Maio aprirebbe, se lo si volesse sul serio,un dibattito sul giornalismo di oggi e sui politici di ieri, oggi e domani. Non è questo Sito la sede per analizzare davvero a fondo temi che impongono analisi serie e documentate. Il discorso è così complesso da risultare per forza anche abbastanza lungo. Qui ci si può limitare a poche osservazioni.

I politici- purtroppo anche quelli di recente generazione, vogliono gli onori, ma rifiutano gli oneri. E fra gli oneri conseguenti al mestiere della politica c’è indispensabilmente la capacità (direi l’obbligo) di accettare il lavoro di chi, per mandato istituzionale (cioè per dovere) mette il naso nei meccanismi non sempre validi e trasparenti dei politici. Chi non vuole finire sulle pagine della stampa scelga di fare altre cose , meno attinenti con i pubblici interessi, cioè con gli interessi della collettività. Di Maio ha avuto uno scatto non solo inopportuno, ma addirittura isterico, quando ha fatto girare la ruota del fango, indirizzandola verso ‘’i giornalisti’’. Ma come, lui rappresentante di un Movimento che si dichiara ‘’garantista’’, come può non capire che sparare nel mucchio significa quantomeno mettersi dalla parte del torto? Come può ignorare che la Costituzione, per la quale ha detto di battersi in occasione del Referendum, prevede soluzioni più giuste e più intelligenti per chi si ritiene leso dalla diffamazione? O, invece, voleva soltanto creare un po’ di ‘’casino’’ per nascondere la fifa che sta attanagliando i Cinque Stelle nel contesto delle sconcertanti vicende romane?

Tutto ciò premesso è anche evidente che ci fa il bellissimo mestiere del ‘’raccontare’’ deve, assolutamente deve, operare onorando norme professionali e deontologiche che noi stessi giornalisti, con l’Ordine, abbiamo scritte e sottoscritte. Ed è anche riscontrabile che talora, per frenesia di scoop, qualcuno vada al di là del perimetro che dovrebbe essere rispettato.

Ci sono le Sanzioni (previste dalla Legge, ma dettagliate dagli stessi giornalisti) per punire chi, in ogni modo, quel perimetro lo disonora.

Poi ci sono i ‘’Social’’, ma questo è u altro discorso. Lì , purtroppo, transitano non solo persone serie, ma anche avventurieri che approfittano della Rete per sfogare le loro repressioni. E dagli avventurieri deve guardarsi il vero professionista del giornalismo che sa bene quanto sia indispensabile la virtù della verifica e dell’approfondimento.

RINGHIO

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