“Non solo 8 marzo”
Ancora un 8 marzo, ancora una Festa della Donna, ancora un’occasione per fare riflessioni, per interrogarci, per chiedere conto delle disparità e delle violenze di genere che ci affliggono.
Si tratta di una giornata per rammentare le rivendicazioni sociali e politiche delle donne agli inizi del ‘900, in particolare nel 1917, quando le donne russe di San Pietroburgo scesero in piazza per chiedere la fine della guerra.
In Italia è dal 1922 che si celebra la Giornata internazionale della donna, istituita per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche ottenute, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggi oggetto in quasi tutte le parti del mondo.
Tuttavia la strada da percorrere verso i diritti e l’uguaglianza è ancora lunga.
Tante sono state le battaglie finora vinte come la legge contro il femminicidio, l’abolizione delle vergognose dimissioni in bianco, il Piano contro la Violenza di genere, l’estensione della maternità e del welfare aziendale, il divieto di licenziamento per chi denuncia molestie sul luogo di lavoro.
L’Italia non è un paese per donne, a meno che non decidano di fare le casalinghe a tempo pieno. Occorre rilanciare la natalità, l’occupazione femminile e la conciliazione tra scelte familiari e lavorative, perché nei paesi dove le donne lavorano di più si fanno anche più figli.
Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro, le donne, a parità di lavoro, funzione e responsabilità, guadagnano ancora oggi in media il 23% in meno dei loro colleghi uomini, mentre la discriminazione di genere e gli abusi sul luogo di lavoro sono all’ordine del giorno.
Viviamo in un sistema Paese dove le donne raramente vengono messe in condizione di competere con gli uomini ed anche i dati Osce mostrano come l’Italia sia uno dei peggiori paesi per essere una donna lavoratrice, spesso costretta a scegliere tra famiglia e carriera. Oltre al pregiudizio ed a una mentalità maschilista molto diffusa, ci sono anche gli ostacoli burocratici e le deboli tutele sul fronte della maternità e dell’assistenza ai figli che collocano l’Italia in fondo alla classifica dell’Ocse.
Per non parlare poi della violenza di genere: un fenomeno tragico basato sull’incapacità degli uomini di accettare un rapporto paritario con le donne, molte delle quali uccise quando decidono di interrompere una relazione amorosa. E la principale causa di questi orrendi delitti sta proprio nel rifiuto del distacco e dell’autonomia femminile, una visione proprietaria della donna e del suo corpo.
In Italia ogni 72 ore c’è una vittima di femminicidio. Occorre un investimento culturale, lavorando sui valori, sul rispetto della differenza di genere e sull’educazione ai sentimenti.
La questione della parità di genere, della tutela della donna e dell’emancipazione economica deve essere messa al centro delle agende politiche, e soprattutto è indispensabile un efficace intervento culturale di prevenzione a partire dalle scuole, dalle elementari alle superiori, per portare i giovani a sviluppare una attenta sensibilità alla questione femminile, a rifiutare stereotipi sessisti non solo nella nostra quotidianità, ma anche nel linguaggio della politica e lavorare sulla formazione, sulla cultura del rispetto in casa, in famiglia, con i nostri figli.
L’Italia del 2019 ha ancora una mentalità fortemente maschilista che colpisce la donna che lavora, che studia, che fa politica, una cultura che va combattuta, giorno dopo giorno.
Arriverà un momento in cui le relazioni tra uomo e donna esisteranno senza “pregiudizi”, il tempo in cui sarà stata acquisita una capacità di dare e ricevere con equilibrio e consapevolezza. Albert Einstein sosteneva che “E’ più facile spezzare un atomo che un pregiudizio”.
Ma dobbiamo continuare a crederci! E’ per tutte queste ragioni che voglio testimoniare con straordinaria forza e determinazione il mio rifiuto ad ogni forma di violenza di genere e promuovere con rinnovato entusiasmo il mio impegno come donna, come madre, come lavoratrice e come rappresentante politica per la difesa dei diritti delle donne.
Viva le donne e buon 8 marzo!
Emanuela Mori
Responsabile Pari Opportunità PD Umbria