Renzi, per polemizzare con la sua minoranza, tira fuori dal cassetto dei ricordi Fausto Bertinotti. E’ l’avvio di un duro ‘’processo’’ interno?

Toh, chi si rivede! Dall’infuocato dibattito che scuote le anime del Pd riscappa fuori il nome di Fausto Bertinotti, il leader della ‘’Sinistra-sinistra’’ che qualche anno fa mise i bastoni fra le ruote del Governo Prodi. Dal cassetto dei ricordi- che oggi sembrano lontanissimi- lo ha tirato fuori Matteo Renzi che, puntando l’indice accusatore, ha paragonato la minoranza del suo partito proprio a quel Bertinotti che, pur di imporsi nel cuore di una complicata alleanza, non esitò a scegliere il tanto peggio , facendo affondare baracca e burattini: ridando, dunque, fiato alla riemersione di Berlusconi.

La sferzata del Matteo fiorentino è lacerante, non c’è dubbio. Di fatto ha contestato ai vari Cuperlo, Bersani, Speranza di comportarsi in modo da rendere più agevole la strada verso il potere dei Cinque Stelle che elettoralmente, secondo i sondaggi, incalzano il Pd. Se si fosse in ambito militare si parlerebbe di ‘’intelligenza con il nemico’’. Accusa di insuperabile gravità.

Renzi evidentemente ha ben dosato le parole. Sa che, specie stavolta, le parole davvero sono pietre. Le ha meditate forse un po’ più di quelle che per mesi ha utilizzato al fine di personalizzare il referendum, un scelta della quale nelle ultime ore si è pubblicamente pentito, tanto da innestare un’apprezzata (anche dal suo amico Dario Nardella, sindaco di Firenze) marcia indietro.

Ora i politologi si chiedono: ‘’Un’imputazione mirata così rovente è l’avvio di un pubblico processo alle frange minoritarie del Pd? E’ l’inizio d un’istruttoria tendente all’auspicato divorzio con i ‘’Bertinotti’’ interni?’’.

In autunno gli interrogativi potrebbero rivelarsi meno nebulosi.

RINGHIO

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