Riflessioni su questi tempi

Con la fiducia accordata dalla Camera, il nuovo governo giallo-verde,  cosiddetto  “del cambiamento”, formalmente guidato da Giuseppe Conte, di fatto in rappresentanza di Di Maio e Salvini, ha iniziato a decollare. Privo però, in termini di “cambiamento”,  di quella qualità dell’elezione diretta da parte delpopolo, sempre invocata  da M5S e Lega durante la campagna elettorale, in alternativa ai governi preesistenti i cui premier soprattutto non sarebbero stati eletti dal popolo. Una qualità clamorosamentedisattesa  con la proposta  del prof. Giuseppe Conte quale premier, da parte del duo Di Maio e Salvini anziché del Presidente della Repubblica  e con la presenza di ministri tecnici in dicasteri determinanti.

Ma le caotiche vicende dei giorni precedenti la formazione del “governo del cambiamento”, meritano qualche necessaria osservazione. Non vanno dimenticati gli inaccettabili e inquietanti insulti e minacce, segno di regressione civile, soprattutto attraverso i social, alla persona di Sergio Mattarella, fomentati  da Di Maio e da Salvini. Di Maio soprattutto, che in precedenza aveva risposto, ai giornalisti che lo stavano intervistando, che “i ministri li sceglie il Presidente della Repubblica”, ora, di fronte alle riserve di Mattarella per la nomina di un ministro, è arrivato a chiederne l’impeachment(non cavalcato da Salvini) e ad indire una manifestazione di protesta, chiaramente anti-colle, per il 2 giugno, festa della Repubblica. Poi abbiamo visto ancora Di Maio fare marcia indietro, ipotizzando che forse qualcuno “ci ha fregato”, riconoscendo qualche errore e  rendendosi disponibile a “collaborare” con il Presidente della Repubblica.

Abbiamo quindi vissuto uno dei periodi più confusi (e pericolosi) della nostra vita democratica, che ha visto delinearsi anche uno scontro senza precedenti tra la legittimità politico-popolare e quella legale-costituzionale. Poi è subentrata la quiete. Ma l’accordo ultimo tra Di Maio e Salvini poteva ben essere raggiunto al primo passaggio di Conte e si sarebbe evitato l’insorgere del grave conflitto istituzionale.

Ora non ci resta che auspicare soprattutto un corretto procedere della vita delle nostre Istituzioninel pieno rispetto delle norme sancite dalla nostra Costituzione, messe pericolosamente in discussione, sia pure nello spazio di qualche giorno, con il coinvolgimento della parte di  “popolo” rappresentato da una maggioranza parlamentare. Le cui forze politiche, abbandonati i toni da campagna elettorale, sappiano farsi interpreti dei reali bisogni dei cittadini, sollecitando il governo a rispondere con provvedimenti adeguati, impiegando le risorse finanziarie necessarie senza compromettere l’equilibrio dei conti della Stato e senza disperdere le risorse già proficuamente impiegate.

Ma soprattutto le forze politichedi maggioranza, come peraltro tutte le altre, dovranno responsabilmentesentirsi impegnate inun’opera di più decisa educazione, anche del loro elettorato, al rispetto dell’altro, ad una politica più mite e serena e, quindi, alla democrazia.

Alvaro Bucci

 

 

 

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