“Se settanta vi sembran molti….70 anni dal diritto di voto delle donne”

di Donatella Porzi
La battaglia per la conquista dei diritti elettorali, sia attivi che passivi non esaurisce il ricordo delle innumerevoli lotte che le donne, singole e organizzate, hanno dovuto portare avanti per il riconoscimento di una loro piena cittadinanza, cioè di un insieme di diritti e di doveri volti alla partecipazione alla vita sociale, economica, politica del Paese, con pari dignità.
E spesso, inoltre, alla conquista di un diritto sul piano formale non è seguita subito un’analoga conquista su di un piano sostanziale, ma molta strada è stata compiuta, e non solo nel campo dei diritti politici.
Oggi le donne sono presenti nelle istituzioni, nel tessuto sociale ed economico, e affiancano al loro ruolo pubblico di cittadine, rappresentati politiche, lavoratrici, imprenditrici, ricercatrici, studiose, intellettuali, quello privato di madri e di componenti dell’unità elementare su cui si fonda la nostra società: la famiglia. Un ruolo altrettanto fondamentale rispetto a quello pubblico, svolto con grandi fatiche e sacrifici perché spesso di supplenza rispetto alla carenza di servizi e di supporti alla famiglia e alla genitorialità.
Pensiamo al lavoro di cura nei confronti dei figli, lavoro bellissimo, direi il lavoro più umano che possa esistere, nel senso più grande e completo che possiamo dare alla parola “umano”, in quanto volto a dare la vita, a tutelarla, a rafforzarla, fino a giungere alla méta straordinaria di contribuire a creare individui sani e con sani principi, adulti, autonomi, che possano assicurare il futuro al nostro Paese, come a tutti gli altri.
Non a caso, soprattutto nei tempi più recenti, si parla di “lavoro” di cura, e non semplicemente di maternità, poiché la complessità della nostra società, che da una parte ne fa una ricchezza per la vita di tutti, dall’altra comporta all’essere genitore maggiori responsabilità, che vanno oltre l’amore e la cura tradizionalmente intesi, per ricomprendere anche la preparazione e il supporto ai giovani per il loro ingresso nella vita sociale con principi basati sulla convivenza civile, sul rispetto di sé e degli altri, sulla comprensione delle proprie potenzialità e aspirazioni nel campo degli studi prima, sul mercato del lavoro poi e, in generale, sul ruolo cui si aspira nella società.
Noi oggi affermiamo che le donne sono da sempre e a pieno titolo, una componente straordinaria della vita sociale, economica e politica dei Paesi e, in particolare, del nostro. Nei vari ambiti della vita umana esse portano il loro bagaglio di conoscenze, competenze, esperienze, impegno, sogni e aspirazioni che, spesso, hanno maturato superando una difficoltà in più rispetto agli uomini, ed è per questo che esse sono più preziose e utili alla società nel suo complesso: perché più sofferte, e quindi più profonde, più ricche di significati. Esse possono essere, dunque, riversate a beneficio di tutti, uomini e donne, sull’intera società.
Oggi le donne sono ovunque: è una donna italiana, Fabiola Gianotti, il direttore generale del CERN (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) di Ginevra, è una donna italiana, l’astronauta Samantha Cristoforetti, che ha conseguito il record europeo e femminile di permanenza nello spazio in un volo singolo, è una donna la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, è una donna la Presidente dell’ENI, Emma Marcegaglia e di Poste Italiane, Maria Luisa Todini.
Oggi la presenza delle donne nei ruoli politici, elettivi o di nomina, è pari al 19,73%, valore che pone l’Italia al 35esimo posto nella graduatoria mondiale. L’incidenza minore è quella nei Consigli regionali, dove su un totale di 1.065 eletti, solo 146 sono donne, pari al 13,71%. Nel nostro Consiglio Regionale le donne sono 4 su 20, cioè il 20%, un valore superiore alla media nazionale. Se consideriamo il risultato delle ultime elezioni politiche, tale incidenza sale al 27,3% per il Senato (86 donne su 315 senatori) e al 31,4% per la Camera (198 donne su 630 deputati).
Dati che sono il segno che sul versante della rappresentanza femminile nelle istituzioni si può e si deve fare ancora molto.
Ma si può e si deve fare ancora molto anche sui tassi di occupazione delle donne, le quali, a fronte di un maggior livello di scolarizzazione rispetto agli uomini, trovano con maggiore difficoltà una collocazione sul mercato del lavoro.
A questo proposito un pensiero sentito di ammirazione, di solidarietà e di incoraggiamento voglio dedicare, in modo particolare, alle migliaia di donne qualunque, senza nome, che tutti i giorni svolgono il loro ruolo di madri, di componenti una famiglia, di lavoratrici, di semplici cittadine, nella vita della nostra comunità.
Esse portano ogni giorno, nel contesto in cui operano, il loro impegno, le loro competenze, la loro tenacia, cercando di rendere compatibili le loro innumerevoli identità, pubbliche e private: il lavoro fuori di casa con le incombenze familiari, la crescita dei figli con le altre aspirazioni personali, la cura degli anziani con la ricerca dei legittimi spazi dedicati ai propri interessi e alle proprie passioni.
“Ragione e sentimento”, potrei ancora dire, con la scrittrice Jane Austen, come sintesi della presenza delle donne nella società attuale.

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