I 9 MAGGIO DEL NOSTRO NOVECENTO

di Pierluigi Castellani

E’ sul 9 di maggio, che si addensano i fatti più importanti del nostro Novecento. E’ quindi una data, che viene ricordata da varie angolazioni ed in modi diversi. Per Putin il 9 maggio segna la celebrazione della vittoria sul nazifascismo, che quest’anno il nuovo Zar della Russia vuole enfatizzare per segnalare la sua vittoria sull’Ucraina con la conquista nel Donbass della città simbolica di Mariupol, che la sua insensata guerra ha ridotto ad un cumulo di macerie con migliaia di morti  di civili innocenti, compresi bambini. A Strasburgo invece il Parlamento Europeo ricorderà lo storico discorso dell’allora Ministro degli Esteri francese Robert Schuman, pronunciato il 9 maggio del 1950 a Parigi nella sala dell’orologio del Quai d’ Orsay, con il quale delineò  quella che sarà l’Unione Europea. Per noi italiani questa data è la memoria più triste della nostra storia politica. Il 9 maggio 1978 una telefonata anonima delle BR fece ritrovare in una renault rossa il cadavere di Aldo Moro. Come si può vedere queste date, tutte cadenti il 9 di maggio, hanno segnato lo spartiacque della storia del novecento. Fu l’inizio di un nuovo assetto del mondo dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale ,con il delinearsi della guerra fredda tra i due blocchi che derivarono da quella fine, l’inizio del cammino che ha portato ad un’Europa unita senza guerre, rafforzando le nostre democrazie,  mentre il 9 maggio del 1978, fu, per alcuni, la fine in Italia della prima repubblica e l’ inizio del tratto più tormentato della nostra vita repubblicana, passata dalla prima alla seconda repubblica e per molti ancora oggi senza una stabile prospettiva per quella che dovrebbe essere, per noi italiani, la terza repubblica. C’è però in questa data , insieme ad ambigui e dolorosi eventi, anche un forte nucleo di speranze, che, se coltivate, possono offrire il senso di una rinascita dopo sciagure e  guerre, a dimostrazione che la storia, nonostante affrettate profezie, mai finisce e mai fa registrare  il raggiungimento di una qualche conclusiva meta. Infatti con la caduta del nazifascismo in molto paesi del mondo è stato estirpato, si spera definitivamente, il virus del totalitarismo e del razzismo ed abbracciato il culto della libertà e della difesa dei diritti umani ed insieme la creazione, con tutti si suoi limiti, dell’ONU, strumento indispensabile per avvicinare ad una visione planetaria la vita di tanti stati del nostro pianeta. Mentre con il discorso di Schuman, e la risonanza che ebbe all’interno delle nazioni europee, fu accelerato il sogno di una nuova Europa sempre più coesa e mai più in guerra. Per noi italiani è certo che il ritrovamento in via Caetani del corpo di Aldo Moro, barbaramente assassinato dai terroristi delle Brigate Rosse, ha rafforzato quella sostanziale unità di intenti tra le forze politiche, che ha condotto alla sconfitta del terrorismo nonostante la fine del novecento abbia registrato il tragico conato di qualche epigono di quella stagione. Quella coesione sociale e politica, che portò ad isolare ogni intento terroristico contro le nostre istituzioni, fu un segno di vitalità della nostra democrazia. Per questo, oggi, ricordare il sacrificio dello statista democristiano dovrebbe indurre tutti gli attori attuali della nostra politica a ripensare molti atteggiamenti, che ostacolano il cammino dell’Italia verso una definitiva affermazione della democrazia nel nostro paese. C’è sempre da stare in guardia. La suggestione dell’uomo forte, che possa sciogliere sbrigativamente i nodi della complessità contemporanea, è sempre dietro l’angolo, come pure lo è il pericolo, che qualche Putin di turno, timoroso di rimanere accerchiato dal diffondersi di società e nazioni democratiche, assalti anche la nostra identità e cultura.