IL VECCHIO OCCIDENTE E LE DIFFICOLTA’ DELLA DEMOCRAZIA

fi Pierluigi Castellani

Si sta assistendo ad un mutamento della geopolitica, che ripropone in altri termini il confronto tra l’Occidente e l’Est del mondo. Prima dell’ 89 lo scenario internazionale era dominato dalla guerra fredda, che contrapponeva il mondo occidentale all’Unione Sovietica con i suoi satelliti del patto di Varsavia, mentre la  Cina di Mao rimaneva sullo sfondo in limitato isolamento. Ora l’aggressione della Russia all’Ucraina ha ridisegnato i contorni di questo confronto; si assiste ad una contrapposizione dell’Est Europa all’Occidente con i suoi valori, un Occidente accusato di corruzione persino dal patriarca Kirill , definito il chierichetto di Putin. In questo nuovo quadro la Cina non sta più soltanto a guardare anzi persegue il disegno di sostituire gli USA nella leadership del mondo. Come mai avviene tutto questo ? Una spiegazione la fornisce Andrea Graziosi con il suo libro, di recente pubblicato da Il Mulino, ” Occidenti e Modernità. Vedere un mondo nuovo”. Secondo l’autore ” a essere in crisi… non è la democrazia, quanto i principi liberali che ne sono stati il fulcro in Occidente, vale  a dire la liberaldemocrazia”.  Le ragioni sono molte, tra queste Graziosi include ” la rivelazione delle aspettative decrescenti”, cioè il divario tra l’aumento dei bisogni correlati alla crescita del tenore di vita e quindi anche delle aspettative, che però i governi non possono più soddisfare. Questo genera una frattura fra élite e popolo, che non può più ” chiedere  e ottenere alle élites di distribuire” come nel passato. Da qui secondo Graziosi nasce il populismo e il suo antagonismo nei confronti della classe dirigente, indebolendo così “strutturalmente il rapporto tra élite e popolo, corrodendo la fiducia di entrambi nella liberaldemocrazia”.  A questo si aggiunge la nascita di società plurali nelle quali non c’è più identificazione tra società, stato e nazione tanto da far pensare che la democrazia postula una società con un’unica lingua. Le società di oggi multiculturali e multilingue per effetto dell’immigrazione sarebbero quindi difficili da governare facendo nascere la suggestione della scorciatoia dell’autocrazia, tanto da assistere alla diffusione di regimi, che in forza della loro illiberalità cercano di ridurre la complessità della società con la forza costringente del potere. E’ così nella Russia di Putin, nella Cina di Xi Jinping, nella Turchia di Erdogan e, in una certa misura, nell’Ungheria Orban. Tutto questo secondo Graziosi in Occidente, anzi negli Occidenti oramai vecchi e maturi, fa sorgere con la sfiducia nella liberaldemocrazia ” la formazione di un bacino reazionario di tipo nuovo”, che rimanda all’avvertimento di Thomas Mann secondo il quale basta “apostrofare la folla chiamandola “popolo” per indurla a malvagità reazionaria”. Nasce allora la domanda sul che fare. Deve forse l’Occidente arrendersi e lasciare spazio a governi autoritari ? Certamente no, ma la soluzione non può essere quella adombrata nel suo libro dall’autore forse ripensando all’esperienza italiana di questi ultimi anni, di “governi tecnici”  con quindi una sospensione temporanea della politica. E’ necessario invece che le forze politiche più avvedute, che fino ad ora hanno garantito le forme della democrazia e lo sviluppo dell’Occidente, prendano atto della nuova realtà e cerchino di rispondere concretamente alle nuove esigenze della società partendo da quei cittadini che si vedono relegati ai margini dalle conseguenze della globalizzazione e per l’aumento di quella che Graziosi chiama  “società della conoscenza”, dovuta allo sviluppo delle nuove tecnologie digitali. La marginalizzazione di segmenti significativi della società di oggi è un fatto sotto gli occhi di tutti, che impone una seria politica di superamento delle crescenti diseguaglianze, che sono all’origine della frattura tra cittadini e politica. Non è un facile lavoro, ma l’Occidente, per noi nella nuova dimensione europea, ce la può fare.