LA PIAZZA DEL PD
di Pierluigi Castellani
La riuscita manifestazione dell’ 11 novembre sembra aver rianimato la nuova dirigenza del partito, che si è momentaneamente stretta intorno ad Elly Schlein. A ben guardare però, soprattutto stando agli ultimi sondaggi disponibili, non sembra che il PD abbia ripreso quel vigore sperato. La ragione sta proprio in quella piazza, che sicuramente ha dato fiducia e speranza ai militanti, ma che si rivela una piazza insufficiente a creare quell’alternativa di governo di cui avrebbe bisogno il paese. Infatti quella piazza rappresentava quella che voleva solo essere, cioè la tradizionale sinistra, che pur sommando tutti i possibili apporti dei 5Stelle e della sinistra di Fratoianni e Bonelli non sarà mai maggioranza nel paese. Questa è una constatazione che dovrebbe fare soprattutto la nuova segretaria del PD. Il PD a trazione Schlein potrà rosicchiare voti a Giuseppe Conte, ma ciò non aggiungerà nulla alla somma complessiva tra i due partiti. Contendersi lo stesso elettorato, cercare di riconquistare il bacino di utenza della CGIL di Landini, dimenticando però che parte dell’elettorato sindacalizzato dalla CGIL già vota a destra, perché i penultimi nella scala sociale si sentono abbandonati da chi pensa, e aggiungerei giustamente, agli ultimi, ma solo agli ultimi, e scoprendosi privo di tutela politica e la va a cercare laddove appare che l’attenzione alle classi medie della società sia più dichiarata, anche se poi priva di conseguenze politiche come dimostra l’ultima stesura della finanziaria 2024 ora all’esame del parlamento. Il problema sta tutto qui: come la sinistra può offrire una credibile alternativa alla destra della Meloni, cercando di tornare ad essere maggioranza nel paese. Una volta quando si intendeva parlare di alleanza tra le classi sociali, cioè di creare un solido blocco sociale da contrapporre alla destra, si parlava di interclassismo. Una parola certamente oramai desueta, ma che era stata in qualche modo rivalutata dal PD delle origini, quando con Prodi e Veltroni, si parlava di un partito plurale, che cercava di mettere insieme più segmenti di società per offrire al paese un credibile programma di governo come è stato nella stagione dell’ Ulivo. Altrimenti quando ci si consola con una piazza gremita e festante, che pur serve a qualcosa non volendone sminuire l’importanza, si deve ricordare l’ammonimento di Pietro Nenni quando vedeva le piazze piene del Fronte Popolare, e poi trionfare alle elezioni la DC di De Gasperi, Fanfani e Moro : “piazze piene urne vuote”. Ed infine non si può non osservare che ultimamente la sinistra utilizza per le sue manifestazioni non già la grande piazza San Giovanni, ma la più modesta piazza del Popolo. Insomma la strada da percorrere è ancora lunga. Prima il PD ed i suoi alleati si accingono all’opera per allargare il consenso e tornare alle grandi piazze, e meglio è per il paese.