LA SCONFITTA DEL SOVRANISMO

di Pierluigi Castellani

Il piano di interventi per 750 miliardi illustrato al Parlamento Europeo da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, rappresenta una svolta storica che , ci auguriamo, darà un nuovo impulso alla vita della UE non più rigida custode dei parametri di Maastricht ma sempre più invece protagonista coesa e solidale per una politica che renda il continente europeo un attivo in ogni confronto sullo scenario della politica internazionale. L’Europa non è solo necessaria ai singoli stati che la compongono, ma è indispensabile interlocutore degli altri attori internazionali se si vuole una politica di pace e di progresso di tutto il pianeta. L’entità dell’intervento, che prevede 500 miliardi di trasferimenti a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti a condizioni agevolate, unito al programma SURE, sempre dell’Unione,  all’intervento della Bce e all’accesso al fondo salva stati (il discusso MES) non può non suscitare apprezzamenti e consensi, che dovrebbero trovare unite le forze politiche italiane da sempre concordi, almeno su questo punto, per l’abbandono della politica dell’austerità da parte dell’Europa. Ed invece non è così, perché l’apprezzamento delle forze che sostengono il governo è accompagnato da distinguo, fino all’aperta insoddisfazione, della Lega di Salvini e dei FDI della Meloni. Dell’opposizione solo FI  ha manifestato condivisione per la proposta della von der Leyen, del resto espressione del PPE il medesimo partito di Berlusconi, facendo rimarcare la differenziazione con il fronte sovranista rappresentato dalla Lega e da FDI. La verità è che il sovranismo non può essere soddisfatto per il cospicuo intervento della Commissione Europea perché  è nell’intervento medesimo che risiedono le ragioni della sua sconfitta. Se una istituzione sovranazionale come l’Europa si dimostra  vitale e sollecita nel dare risposte per superare la crisi post coronavirus è evidente che nega alle radici le motivazioni su cui poggia la narrazione sovranista. Quando la solidarietà tra stati abbatte le barriere che li dividono cade la stessa ragione d’essere del nazionalismo esasperato, che chiamiamo sovranismo. Infatti Salvini, più della Meloni per la verità, non potendo negare l’evidenza non può che lamentarsi per una ,non meglio spiegata, insufficienza dell’intervento, giocando ancora una volta al più uno, atteggiamento tipico di un partito privo di una consistente cultura di governo. C’è anche da aggiungere che il sovranismo, come metodo di governo, rimane spiazzato quando la solidarietà tra stati si fa concretezza, tanto è vero che anche da parte degli altri sovranismi europei c’è disorientamento, e o si dichiarano contrari per principio ad ogni atto di solidarietà rappresentato dagli interventi a fondo perduto come l’Austria e l’Olanda, o rimangono al momento silenti come i governanti dei paesi dell’est europeo nella evidente speranza di contrattare a proprio favore una fetta della torta predisposta dalla Commissione Europea. Tutto questo significa che il sovranismo è oramai debellato? Non è proprio così, infatti la proposta deve passare ora al vaglio del Consiglio Europeo ove si decide all’unanimità e poi il bagaglio propagandistico del populismo sovranista troverà altre frecce per il proprio arco, rispolverando magari l’abusato repertorio nei confronti del fenomeno dell’immigrazione. Resta il fatto che ancora una volta viene dimostrato come il sovranismo non è in grado di affrontare i problemi dell’attuale difficile momento storico. Chi ancora crede di potersi difendere arroccandosi sugli spalti più alti del castello finisce per non accorgersi dell’imponente fluttuare , nei due sensi, delle tante persone vive, che passano il ponte levatoio oramai abbassato da molti decenni.