L’ATLANTICO PIU’ LARGO E LA DIFFICILE PACE

di Pierluigi Castellani

Quando Donald Trump ha detto che la Comunità Europea è stata creata per -testualmente-  “fregare” gli Usa è evidente che le due sponde dell’Atlantico si siano allontanate contraddicendo la tradizionale amicizia tra gli Usa e l’Europa. Sembra quasi inutile chiedersi il perché tutto questo considerata la imprevedibile e contraddittoria politica a cui il nuovo inquilino della Casa Bianca ci sta abituando. Eppure una qualche risposta a questa domanda appare evidente. L’ America first di Trump significa che gli Stati Uniti per ridurre il forte deficit federale e per affermare una primazia degli interessi americani su tutto vuole tagliare le spese in settori, che fino ad ora in questi ultimi ottanta anni di storia hanno caratterizzato la politica americana. Trump non ha interesse ad essere la guida dell’Occidente, ma soltanto vuole rafforzare la sua politica di potenza per interloquire direttamente con la Russia cercando di farsela alleata contro il vero nemico di Trump, che è la Cina. Tutto il resto sembra non contare. Ad esempio ,che ci siano da salvare nel mondo i valori della democrazia ,certamente senza imporli con l’uso delle armi come purtroppo è stato fatto in Iraq ed in Afganistan senza successo, sembra non essere tra le priorità della nuova politica americana. Ma costringere l’Ucraina ad una pace ingiusta nei confronti della Russia , abbandonare gli aiuti umanitari con cui gli Stati Uniti sostenevano progetti sociali in alcuni paesi del mondo ed appoggiare incondizionatamente Netanyahu contro i palestinesi non è certo un buono esempio di difesa dei valori della democrazia. Ed anche la guerra dei dazi, pur controproducente nei confronti della stessa America come tutti gli economisti sostengono, non è proprio un bel viatico per affermare il valore della pace, perché, come la storia insegna, dopo la guerra commerciale può giungere la guerra delle armi. Però questo è il nuovo paradigma, che si presenta nello scenario geopolitica del mondo. E’ quindi necessario prenderne atto e prepararsi a rafforzare l’integrazione europea, che è l’unica risposta che gli europei possono dare alla nuova politica  americana. Certamente c’è anche la necessità di una difesa comune per ripararsi dalla pioggia venuto meno l’ombrello americano. Parlare di riarmo è controproducente , e questo  è l’errore clamoroso della von der Leyen, quando invece l’eventuale impegno europeo ” deve essere esclusivamente dedicato a preparare il cammino – sono le parole usate da Romano Prodi nel suo editoriale su Il messaggero del 12 marzo –  verso un comune sistema di difesa europea “. E la pace sarà sempre più difficile se si cerca di perseguirla con  rapporti tra singole potenze escludendo tutte le istituzioni internazionali, come l’ONU e l’UE, nate proprio per garantire la pace ed il rispetto del diritto internazionale, senza le quali ogni pace sarà fragile e non duratura.