LEGA DI LOTTA E DI GOVERNO

di Pierluigi Castellani

E’ tornato sulla scena politica italiana il tipico ed ambiguo atteggiamento di cercare, stando al governo, di ricoprire anche il luogo dell’opposizione per lucrare elettoralmente sia sul piano del potere che della protesta di piazza. Cavalcare insomma due cavalli nello stesso tempo è certamente qualcosa di acrobaticamente difficile ma sicuramente vantaggioso per una forza politica che non può rinunciare alla sua ispirazione populista cercando però allo stesso tempo di non trascurare i vantaggi  di far parte di un governo riconosciuto necessario da gran parte degli italiani. E’ avvenuto prima negli anni del centrosinistra quando rappresentanti dell’ala sinistra dello schieramento sedevano al governo e contemporaneamente scendevano in piazza per esercitare  anche la rappresentanza delle dinamiche sociali più rumorose e scontente. Ora è la volta della Lega di Matteo Salvini, che, avendo accettato di far parte del governo di salute pubblica guidato da Mario Draghi per non dispiacere al suo elettorato del nord Italia più sensibile alle richieste del mondo delle imprese , non riesce, nello stesso tempo, a dismettere le modalità populiste, che gli hanno consentito tra il Papeete ed il Viminale di crescere nei consensi e diventare il primo partito del paese. Questo atteggiamento di Salvini è riscontrabile in ogni misura che il governo adotta, come in quella recente che programma le riaperture del paese a partire dal prossimo 26 aprile. Al di là della unanimità del governo ,rivendicata da Draghi, è innegabile che si  sia svolta all’interno di Palazzo Chigi un braccio di ferro tra aperturisti e paladini del rigore, quel rigore che viene incarnato dal ministro della Salute Roberto Speranza, principale  bersaglio dell’opposizione di Giorgia Meloni e dello stesso Salvini. Perché tutto questo ?  E quanto potrà durare così l’alleanza sui generis che ha dato vita al governo Draghi? I motivi sono facilmente riscontrabili nella connotazione populista della Lega. Il populismo per vivere e per cercare di mantenere viva l’attenzione del popolo nei confronti del Leader non può che cavalcare ogni protesta di piazza ed ogni malumore e disagio che serpeggia nell’opinione pubblica. Per questo ogni compromesso, come quello avvenuto sulle graduali riaperture dopo il lockdown, non può non essere presentato da Salvini come una prima vittoria nei confronti del fronte rigorista per non perdere quel raccordo con la protesta dei ristoratori e commercianti di questi giorni , stanchi di soffrire per le chiusure dei loro esercizi e per i ritardi nei ristori promessi e già in parte deliberati dall’esecutivo. Ma è pur evidente che chi ha la responsabilità della salute complessiva degli italiani non può non rimanere prudente sulle riaperture quando ancora, nonostante l’intensificazione della campagna vaccinale, siamo lontani da quella immunità di gregge tanto agognata. Ma è evidente che continuare su questo doppio binario di lotta e di governo non può che minare, prima o poi, la stabilità di governo come già avvenuto nel passato. Non c’è nessuno esecutivo che può reggere alla lunga questa tensione. Per questo Draghi si mostra prudente e nello stesso tempo rasserenante per offrire agli italiani la speranza di riappropriarsi interamente della propria vita. La verità è che in questo frangente della politica italiana il virus del populismo è veramente letale e che solo l’assunzione della responsabilità di governo, quando occorre decidere per il bene di tutti e non di pochi, può alla fine sconfiggerlo. Basta vedere la evoluzione silenziosa avvenuta nel  movimento di Grillo, dalle piazze dei vaffa passato ora ai passi felpati nelle sale del potere. Che farà Salvini ? E’ difficile dirlo perché la sua ascesa al vertice della Lega è stata  favorita proprio da quella lunga campagna elettorale iniziata dopo il tramonto di Bossi ed ora  vede insidiato il suo ruolo di capo popolo da Giorgia Meloni, rimasta invece saldamente all’opposizione del governo Draghi.