L’ISOLA CHE NON C’ E’
di Pierluigi Castellani
PERUGIA – Recentemente, ad Umbria libri, è stato presentato il libro “ L’isola senza mare” di Pompeo De Angelis sul ruolo che la nostra regione ha avuto negli anni dal dopoguerra in poi ed in particolare dalla costituzione della regione nel 1970. Il dibattito che si è avuto ha visto come protagonisti Bartolo Ciccardini, Mario Santi e Mario Roych ed è evidente che nel confronto, che ne è seguito, si è soprattutto posta la questione di come, una piccola regione come la nostra, possa affrontare i problemi e le crisi del nostro tempo. L’Umbria è stata chiamata in molti modi: “ Cuore d’Italia”, “ Gemma d’Italia”, “ Umbria Verde”, “l’Isola felice”, “ Il cuore verde d’Italia” e così via. Non nego che in alcuni casi, soprattutto nel passato, questi appellativi abbiano avuto una loro efficacia, ma è pur vero che il rinchiudersi nei ristretti ambiti della regione ha anche dato luogo ad un pericoloso isolamento. L’Umbria infatti, nel passaggio da una regione pressoché agricola e mezzadrile ad una regione anche industriale, ha avuto la capacità di trovare la via di un suo sviluppo con l’affermarsi della piccola e media impresa, di tipo essenzialmente manifatturiero, ma con la garanzia di una presenza della grande industria di stato , nel ternano, sia chimica che metalmeccanica, che ha saputo assorbire l’intensità della manodopera liberatasi dalle trasformazioni in agricoltura.
Con la crisi della grande industria a partecipazione statale si è subito avuta la percezione che l’Umbria da sola non poteva risolvere i propri problemi, di occupazione e di carenza di infrastrutture, senza sinergie e collaborazioni che investissero le più grandi regioni contermini e con un più ampio orizzonte, che superasse la troppo autarchica politica dei governi regionali degli anni settanta ed ottanta.
Naturalmente qualcosa si è fatto, qualche iniziativa è stata positivamente intrapresa, penso soprattutto ai non tanto lontani anni del sisma del 1997 con la positiva collaborazione con la regione Marche e con l’avvio, in termini di infrastrutture, della Quadrilatero. Ora bisogna fare di più, sia per la politica economica che dei servizi e forse soprattutto occorre che la politica regionale prenda atto,con coraggio, che l’Umbria è “un ‘ isola che non c’è”.