L’ITALIA E’ ANCORA UN PAESE CATTOLICO?

E’ questa la domanda che sorge spontanea leggendo il libro di Franco Garelli “Gente di poca fede” in cui viene fatta un’indagine accurata su “Il sentimento religioso nell’Italia incerta di Dio” come suggerisce il sottotitolo del libro. Si sarebbe tentati di rispondere di sì alla domanda posta perché ancora il 75% degli italiani continua tuttora a dichiararsi cattolico, ma in quel 75%  un ben 43,6% ” si pensano cattolici – scrive Garelli- più per un’esigenza simbolica ( per rimarcare la propria storia in un mondo che cambia) che per un’assonanza religiosa e morale”. I motivi aggiunge l’autore “sono facilmente individuabili, in parte collegabili all’attuale propensione di alcune forze politiche ad abbracciare la croce ( e altri simboli cristiani) per rafforzare una identità nazionale disorientata”. Questo fenomeno è ben esplicitato nella definizione di “appartenenza senza credenza”, che contraddistingue quegli italiani che “si rifugiano più in una religione dei valori che in una religione rivelata”. Del resto nel passato si è parlato di “atei devoti” e nel presente di”praticanti non credenti”, con riferimento ad un altro paese di tradizione cattolica come la Polonia, come suggerisce Lech Walesa  intervistato da 7 del Corriere della Sera del 5 giugno. E se si va ancora più nello specifico l’indagine di Garelli ci dice che il 30%non crede alla natura divina di Gesù Cristo, il 40% al fatto che egli sia risorto e quasi la metà che l’uomo abbia un’anima immortale mentre solo il 16% appare certo che non tutto finisca con la vita terrena. C’è molto da riflettere rispetto a questi dati soprattutto se li mettiamo a confronto con la più diffusa propensione di molti  a coltivare in modo individuale un qualche sentimento religioso, con una sorta di attenzione alla presenza del sacro nella nostra società. A questo proposito Garelli parla di “brusio del sacro”, a dimostrazione che una qualche attenzione ad una esigenza arcana e misteriosa dell’ultraterreno permane nel vivere di oggi. E’ l’appartenenza ad una chiesa con l’adesione convinta ai valori di fede che sta venendo meno, fenomeno questo  confermato dal fatto che si sta  rilevando scarsa adesione a principi fondamentali per la chiesa cattolica. Il 63% , ad esempio, si dichiara a favore dell’eutanasia, mentre solo il 20% è decisamente contro e per molti è “difficile –  scrive ancora Garelli  –  raccordarsi alla morale familiare proposta dal magistero cattolico, da sempre ferma sulla questione del divorzio e preoccupata dal dilagare delle convivenze di fatto”. Insomma si sta diffondendo una religiosità fai da te, che è tipica del processo di secolarizzazione in cui siamo immersi. E’ anche per questo che nonostante l’80% della popolazione italiana giudichi positiva la figura e l’azione di Papa Francesco, poi il 55% esprima riserve sull’attenzione del Papa per le questioni sociali ed è diffusa l’opinione che Francesco sia meno uomo del sacro rispetto ai suoi predecessori. La verità è che il richiamo forte del Papa al Vangelo – sine glossa direbbe San Francesco – trova difficoltà ad essere compreso da chi si affida alla religione solo per affermare un’identità che sente minacciata dalla globalizzazione. Altra cosa è invece la fede che contempla una totale adesione al Vangelo  trasformando e convertendo il vissuto di ciascuno. Anche l’Italia è quindi terra di missione e necessita di quella chiesa in uscita di cui spesso parla Papa Francesco.

Il libraio

Franco Garelli, Gente di poca Fede Il Mulino, 2020, Euro 16,00