PARLA PRODI
di Pierluigi Castellani
Con uno sguardo a tutto campo Romano Prodi nell’intervista di Massimo Giannini nel volume ” Il dovere della speranza” , pubblicato da Rizzoli Editore, guarda alla politica italiana ed internazionale. Dall’alto della sua esperienza e con la profondità dell’intellettuale educato agli studi economici e sociali e nella tradizione del cattolicesimo democratico in cui è stato sempre immerso l’ex presidente del consiglio e della Commissione Europea analizza le vicende a cui stiamo assistendo in questi ultimi difficili anni. Partendo da una solida convinzione e cioè: ” le democrazie, pur così indebolite, restano l’unico strumento di aggregazione politica capace di rinnovarsi e, addirittura, di rinascere”. E quando in molti sono a mettere in discussione i valori dell’Occidente Prodi non ha dubbi ” che esista un valore etico-politico che ritengo superiore nel modello liberaldemocratico è per me un principio irrinunciabile e un dato di fatto”. Ma non si nasconde i pericoli che sta correndo la democrazia e che sono la eccessiva concentrazione della ricchezza perché ” questi giganti cambiano la democrazia dall’interno, senza che neanche ce ne rendiamo conto” e la progressiva “orbanizzazione dell’Occidente”. Come reagire di fronte a questi pericoli? Prodi non ha dubbi. Occorre riprendere con tenacia e pazienza la costruzione di organismi sovranazionali come appunto l’Europa con il disegno originario di una integrazione sempre più stretta tra gli stati europei per fare dell’Europa un forte interlocutore tra gli Usa e la Cina , ora più che mai con l’avvento della seconda presidenza di Donald Trump e con l’emergere della Cina di Xi Jinping come attore importante nel nuovo scenario geopolitico, tanto che la Cina per Prodi resta l’unico competitor sia sul versante economico che militare. Ma è sull’Europa che l’ex presidente della Commissione insiste molto tanto da dire che ” con un esercito europeo ed una difesa comune, Putin non avrebbe mai aggradito l’Ucraina”. Per questo l’Europa deve riformarsi ed abbandonare il diritto di veto dei singoli paesi , che paralizzerebbero tutto il processo notando che ” il travaso di peso politico dalla Commissione al Consiglio ( europeo ) e il diritto di veto hanno fatto sì che si sia passati dall’ Europa dell’Unità, all’Europa dei continui compromessi”. Sempre con la medesima acutezza Prodi si rivolge poi alla politica italiana dove rileva “il grande dramma della politica contemporanea, ripiegata su se stessa e incapace di guardare al di là del giardino di casa e delle prossime elezioni”. Non manca poi di rimarcare che ” a me pare tra la destra di Berlusconi e quella di Meloni ci siano grandi differenze. Il primo accarezzava i vizi del Paese, la seconda introduce in Italia un’interpretazione autoritaria della politica”. E’ da queste constatazioni che nasce “il dovere della speranza “, che si declina nel dovere di offrire valide alternative ripartendo dal basso, ascoltando i cittadini e ripartendo dai partiti. “Perché attenzione – dice Prodi – i partiti sono una cosa seria. Devono riaprire il dialogo da troppo tempo interrotto con i cittadini modernizzando il loro modo di comportarsi, ma senza partiti non si fa politica”. Così parla Prodi. E’ il momento che qualcuno lo ascolti.