PER L’OCCUPAZIONE OCCORRONO NUOVE ATTIVITÀ

Mario Rojch/Il Parlamento ha dato la fiducia al Governo Renzi, che ora si può mettere in cammino. Il modo con il quale si è realizzata la sostituzione di Letta con il Sindaco di Firenze ha suscitato giustificate riserve. Tuttavia ora è il momento di accantonare le polemiche e portare l’attenzione sulle cose da fare. C’è un duplice pericolo: quello di contrastare l’opera del Presidente del Consiglio, in modo più o meno soft, oppure, al contrario, assecondandolo in tutto, senza intervenire con proposte di approfondimento e di modifica, quando se ne accertasse la opportunità. Quest’ultimo è il problema maggiore. Vedo che Ministri e soprattutto sottopancia propongono riforme non studiate in modo approfondito. Si rischia di fare la figura della Signora Fornero, che partì a razzo e ci lasciò in eredità molti lavoratori senza pensione e senza stipendio/salario (gli esodati). Sui mancati effetti della sua liberalizzazione delle regole non desidero soffermarmi oltre. C’è però un insegnamento che deriva da quella esperienza. Non aspettiamoci risultati significativi per l’occupazione da quel Job act di cui si discute. Adattare le regole alle nuove necessità produttive è importante, ma non basta. I posti di lavoro si creano se partono nuove attività. L’entusiasmo che sprizza da tutti i pori del giovane politico fiorentino può essere un aspetto importante per il rilancio dell’Italia, bloccata da tempo anche e soprattutto da motivazioni psicologiche. Se questo entusiasmo si trasmetterà al mondo delle professioni, delle imprese e del sindacato, si potrà aprire una fase nuova, ricca di iniziative. Questo vale soprattutto per il rilancio della occupazione. Soltanto l’avvio di nuove iniziative nelle attività produttive può far incrementare i posti di lavoro. Purtroppo Renzi non ha molte frecce per il suo arco. Non ha la possibilità di creare imprese con la mano pubblica, dopo lo scioglimento dell’IRI. Deve affidarsi all’imprenditoria privata. L’establishment italiano (senza sostanziale differenza fra grande, media e piccola imprenditoria) ha avuto un ruolo molto importante nel determinare il cambio del Governo. E’ parso che si fosse stufato dell’approccio gradualista di Enrico Letta, tutto orientato a raggiungere obiettivi importanti marciando in sintonia con l’UE e traguardandosi alla fine dell’anno. Sarebbe deleterio se ora, invece di mettersi alla stanga, tale establishment presentasse una cambiale all’incasso fatta di richieste tendenti a sfasciare il bilancio dello Stato (più di quanto non sia), interrompendo la strada positiva imboccata fin dal Governo Monti, e a porre a rischio i risparmi depositati nelle Poste e gestiti dalla Cassa Depositi e prestiti.

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