POSSIBILITA’ E DIFFICOLTA’ DEL GOVERNO
Mario Rojch/Quando questo articolo sarà pubblicatosi saranno conclusi due passaggi importanti della politica del Presidente Renzi. La proposta di legge elettorale ha passato le forche caudine della Camera, il Consiglio dei ministri ha da poco approvato le misure economiche.
Ma non si è trattato di un viaggio trionfale. Le insoddisfazioni maturate tra i parlamentari del PD per la caduta degli emendamenti sulle quote rosa e sul voto di preferenza fanno presagire che al Senato l’Italicum sarà modificato in punti importanti. Bersani ha ricominciato a far politica essendosi ripreso dalla malattia. Ed ha subito centrato il punto dolente: a Berlusconi non possiamo lasciare l’ultima parola.
Quanto ai provvedimenti economici, ovviamente è comprensibile la fretta con la quale Renzi vuol portare a casa dei risultati concreti, toccabili con mano. L’aumento della busta paga per i lavoratori dipendenti e forse per i pensionati, risponde a questa esigenza. Dopo l’annuncio del Consiglio dei ministri con l’approvazione dei decreti e dei disegni di legge, dovranno essere definiti i dettagli, i meccanismi e la copertura da concordare con la Comunità europea. Però, già in questa fase si sono aperti non pochi conflitti. Il più importante riguarda il rapporto con la Confindustria e con le diverse sigle sindacali. Il più dialogante fra i sindacalisti è certamente Bonanni. Non ha accettato che il Governo non dialoghi sulle misure sociali e se ne è lamentato pubblicamente con parole molto forti.
Ben più sostanziale è la critica confindustriale. Lamenta che le misure economiche non abbiano favorito la riduzione del costo del lavoro a carico delle imprese. Il Presidente Scanzi, con la sua comunicazione poco elegante ma efficace, ha subito presentato il conto che si era accreditato a seguito delle critiche contro Letta, che avevano favorito l’arrivo di Renzi a Palazzo Chigi. Allora disse di voler vedere cosa c’era nella bisaccia di Letta per gli industriali e fu una caduta di stile, quasi da magliaro. Questa volta, vestendo i panni dell’Uomo di governo pensieroso dell’interesse generale, ha detto a Renzi che l’interesse primario non è quello di mettere qualche euro in più nelle tasche delle famiglie, ma di concentrare le risorse sulla creazione di posti di lavoro, al che possono provvedere soltanto le imprese private.
Le difficoltà di fronte alle quali si trova il Presidente del Consiglio sono numerose e non è certo il caso di star troppo a discutere se le misura adottate sono una semplice accelerazione delle proposte già elaborate e conteggiate dal precedente Governo in una previsione temporale più larga di alcuni mesi, oppure una vera rivoluzione.
Si tratta ora di appoggiare le iniziative governative. Qualcuno ha però rimaneggiato un famoso detto popolare, che ora recita così: chi fa da sé non fa per tre.