SUPER SERGIO E SUPER MARIO AL SERVIZIO DELL’ITALIA

di Pierluigi Castellani

Non era facile prevedere la fine della partita del Quirinale con il Mattarella bis stante la più volte dichiarata contrarietà del Capo dello Stato alla rielezione. Ma la spinta dei grandi elettori e di buona parte dell’opinione pubblica ha condotto alla conclusione migliore per l’Italia. La garanzia e la sicurezza, che danno il duo Mattarella-Draghi, è il presupposto necessario per la sconfitta della pandemia e per la rinascita economica e sociale  del paese. Non sono molti però quelli che possono intestarsi questa felice conclusione. Non certo Matteo Salvini, che autoproclamatosi king maker, non ha fatto altro che tirare fuori dal suo cilindro una girandola di nomi dei cosiddetti quirinabili per bruciarli tutti e portare poi allo schianto il centrodestra nel tentativo di eleggere la presidente del Senato Elisabetta Casellati. Né Giuseppe Conte, che ha dimostrato ancora una volta di non essere in grado di controllare i gruppi parlamentari del movimento e che ha fatto traballare il centrosinistra riprendendo un inusitato dialogo con Salvini. Anche Enrico Letta, che pur non ha mai escluso dal suo orizzonte il Mattarella bis ed ha assecondato i grandi elettori dem nel far crescere, votazione dopo votazione, i consensi per Mattarella, è apparso ondivago ed incerto tra il sostegno a Draghi, la sua vera prima scelta, e l’indicazione di altri nomi tra cui quello del capo dei servizi segreti Elisabetta Belloni ,incluso in una rosa presentata dal centrosinistra, subito impallinato da Matteo Renzi. Ma neanche Renzi può intestarsi questa conclusione della vicenda Quirinale. Il suo continuo movimentismo ha sì rivelato indubbio acume politico, ma alla fine non è stato così significativamente concludente  tranne che nel suo riavvicinamento, anche questo inusitato, con Enrico Letta. E Berlusconi, che ha bloccato il parlamento per i primi tre giorni con la sua ostinata candidatura, ha poi cercato di recuperare, con un suo consueto coupe de theatre, dando il via libera alla rielezione di Sergio Mattarella. Giorgia Meloni ha scelto invece la strada più facile, si è posta all’opposizione non solo del governo ma anche della rielezione di Mattarella nel tentativo di perseguire il suo vero unico obbiettivo: quello delle elezioni anticipate. Insomma in modo trasversale ci sono stati reciproci veti dettati da convenienze più che dai veri interessi del paese. Allora si può parlare di fallimento della politica come pur da più parti si fa? Credo fermamente di no. Sergio Mattarella e Mario Draghi incarnano infatti la vera, alta e buona politica di cui ha bisogno il paese. E’ questa politica che ha infine prevalso e che non è stata affatto sconfitta. Chi non ne esce invece bene sono i partiti e, in varia misura, i loro leader, che ora si trovano di fronte da una parte la rottura della coalizione di centro destra con quel che resta di FI che vuole interloquire da sola e il freddo che si è imposto tra Salvini e la Meloni e dall’altra parte , nel centrosinistra, con la diffidenza manifestatasi in alcuni passaggi tra Letta e Conte e con l’inevitabile chiarimento all’interno del 5Stelle, richiesto da Luigi Di Maio e quindi dal superamento del duo Conte-Di Maio. Una cosa però sembra certa. Il governo di Mario Draghi si è rafforzato ed il premier può vantare di aver acquisito la leadership del paese e della maggioranza parlamentare, che lo sostiene, con l’indubbio ruolo svolto nel far retrocedere Sergio Mattarella dal suo diniego alla rielezione. E Mattarella ha dimostrato ancora una volta agli italiani quel “senso di responsabilità “, da lui più volte evocato, su cui deve reggersi ogni impegno nei confronti del bene comune del paese.