Terrorista a 18 anni: la ragazza spoletina fa scena muta davanti al giudice

E’ durato una manciata di minuti l’interrogatorio di garanzia della diciottenne di origine algerina, residente a Spoleto, arrestata alla vigilia di Natale dai carabinieri del Ros con l’accusa di far parte di una cellula jihadista chiamata “Da’wa” Italia. Davanti al gip Letizio Magliaro la ragazza si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato, ma il suo difensore Sabrina Montioni di Spoleto ha fatto notare che buona parte dei reati contestati sono avvenuti quando era ancora minorenne. La diciottenne, secondo l’accusa, sarebbe una delle fondatrici e promotrici di una ipotizzata associazione terroristica. La giovane spoletina avrebbe, infatti, insieme a una 22enne pakistana residente a Bologna, incoraggiato la causa jihadista sui social, dove cercava di fare proselitismo e organizzare raccolta fondi per sostenere le famiglie dei prigionieri. La ragazza vive a San Giacomo di Spoleto insieme ai genitori e al fratello più piccolo. Nel blitz di martedì scorso, i militari del Ros gli hanno sequestrato telefono e computer. Gli investigatori cercano riscontri ad alcune chat finite nel mirino degli inquirenti. La ragazza è rinchiusa nel carcere di Capanne di Perugia dove questa mattina non ha risposto alle domande del magistrato. I primi post cui si fa riferimento nella misura cautelare risalgono al 2023 e i contatti con la giovane pakistana di Bologna si erano intensificati nell’ultimo periodo. La giovane spoletina è finita in carcere insieme alla 22enne pakistana, al fratello 19enne e al turco 27enne che a Monfalcone faceva proselitismo online e nei due kebab che gestiva. Un quinto indagato, un 20enne di origine marocchina residente a Milano, è riuscito ad evitare l’arresto perché è scappato a novembre per “arruolarsi” in Etiopia. Dall’indagine emergerebbe come la spoletina avesse mostrato interesse per raggiungere Paesi africani. Sognava, inoltre, di portare la legge islamica a Roma, di vivere nello Shaam, nei Paesi come Siria e Palestina, con imposizione della Sharia. Tra l’altro vedeva come una minaccia la frequentazione del fratello più piccolo della scuola primaria del posto che, a suo parere, avrebbe influenzato negativamente la sua formazione. A San Giacomo, dove vive, in pochi confessano di conoscerla e pochi sarebbero stati i contatti esterni. Nessuna amicizia particolare e gran parte del tempo passato davanti al computer in casa.