UN CENTROSINISTRA PLURALE
di Pierluigi Castellani
In questo momento in cui il mondo intero è in allarme per l’acuirsi della guerra tra Iran e Israele sembrerebbe voler divagare nel soffermarsi sulla necessità di costruire nel nostro paese un’alternativa al governo della destra. Eppure non è così, perché non si possono affrontare i problemi dello scenario geopolitico , che abbiamo di fronte, con la logica del sovranismo e dello stare a guardare quali siano le mosse con cui i grandi della terra si muovono sullo scacchiere internazionale. L’Italia e l’Europa debbono esercitare un loro protagonismo e lo ha anche chi ha il dovere di preparare una credibile alternativa di governo. E ,per parlare chiaramente, non sembra che le forze attuali dell’opposizione, divise anche sulla politica estera, siano all’altezza della sfida. Basti pensare che i 5Stelle insieme ad AVS sulle più importanti questioni : Europa, difesa comune, immigrazione, rapporti con la Nato, spesso appaiono lontani dal PD, che pure ha diverse anime al proprio interno. Questa non compattezza al di là delle letture consolatorie che se ne sono fatte è apparsa chiaramente anche nei risultati dei referendum dell’8 e 9 giugno. Basti pensare a quanti non hanno condiviso l’atteggiamento ufficiale dei partiti e la chiara diversità di atteggiamento di IV e Azione, pur forze queste necessarie per battere la destra. C’è chi ha votato sì a tutti i quesiti, chi si è distino per aver votato no ad alcuni quesiti e sì ad altri ed anche ai tanti no, inaspettati, sul quinto quesito, quello sulla cittadinanza. E’ evidente che c’è bisogno di un chiarimento e di un riordino sul versante delle opposizioni, che pur, se unite, riescono a vincere importanti consultazioni sul versante degli enti locali. Ma anche in questo caso bisogna fare un po’ di chiarezza. Elly Schlein si gloria di aver portato il PD a queste vittorie, ma dimentica di esaminare con lucidità come questi successi siano stati ottenuti e come con ogni probabilità l’ aver schiacciato il partito sulle posizioni di Landini sposando la piattaforma della CGIL nella sua interezza, e quindi politicizzando al massimo la consultazione referendaria, non sia stata la mossa più azzeccata per costruire una proposta di governo da offrire al paese. La Schlein ha giustamente gioito per alcune vittorie nelle elezioni comunali e regionali, ma se si va a fare una seria riflessione sul perché si sia vinto a Genova, e perché ad esempio si è vinto anche in Umbria , ci si accorge di come su questi risultati abbia pesato molto la provenienza civica dei candidati, Salis a Genova e Proietti in Umbria, e di come abbiano molto contribuito le liste civiche in appoggio a queste candidature. E’ quindi evidente che il centrosinistra vince quando è plurale e rispetta la sua pluralità. Questa fu la grande intuizione da cui nacque prima l’Ulivo e poi il PD di Prodi e Veltroni. Da qui è nata anche l’idea di un Partito Democratico plurale ed a vocazione maggioritaria, cioè di una forza politica capace di parlare all’interezza della società italiana e non solo ad una parte. Compito questo certamente difficile, ma che ha dato importanti risultati. Ora il PD ha smesso, almeno così sembra, di aspirare a coltivare questa ambizione e si sta sempre più caratterizzando come un tradizionale partito della sinistra con una vocazione minoritaria anziché maggioritaria. Occorre che al più presto ci sia un chiarimento su questo tema e non si vagheggi soltanto la formazione di una nuova forza di centro da affiancare alla sinistra. Il problema non è quello di delegare ad altri il compito di intercettare questa esigenza, perché della necessità di un centrosinistra plurale e più aperto, che non si rinserri nelle proprie nicchie di appartenenza è proprio di tutto il centrosinistra, di tutte le forze ora all’opposizione del governo Meloni. Ed è un’urgenza necessaria per la difesa della stessa democrazia, che sta assumendo sempre più derive illiberali come sta dimostrando in queste difficili ore anche l’America di Donald Trump.