UNA PACE DISARMATA E DISARMANTE
di Pierluigi Castellani
” Una pace disarmata e disarmante “, questo è l’augurio rivolto a tutto il mondo da Robert Francis Prevost, eletto Papa con il nome di Leone XIV, un nome evocativo che rimanda al Papa della “Rerum Novarum”. Primo Papa nordamericano della storia, che con la sua esperienza di missionario e vescovo in Perù rappresenta tutto il mondo variegato delle due Americhe, quella del nord e quella del sud. Gli esegeti vaticanisti si sono già affannati a dare le più mirabolanti letture del significato di questa scelta del collegio cardinalizio riunito in Conclave. Una rappresentanza di 133 cardinali elettori provenienti da ben 71 paesi non poteva non dare plastica evidenza di quel che significa l’universalità della Chiesa Cattolica. Chi ancora ha la suggestione di una Chiesa romanocentrica vive ancora una volta il rimpianto per la mancata elezione di un Pontefice italiano dopo tre Papi stranieri ,tenuto anche conto che tra i papabili c’erano ben tre cardinali italiani dati in evidenza. Ma ancora una volta la Chiesa ha sorpreso e si rivela in tutta la sua universalità ove oramai pesano molto le comunità sudamericane, africane ed asiatiche. Chi ha gli occhi rivolti al passato non ha ben compreso quanto oramai la storia della Chiesa Cattolica si sia incamminata irreversibilmente sulla strada tracciata dal Concilio Ecumenico II, fecondato poi dagli ultimi tre Pontefici ed in particolare da Papa Francesco. Lo sguardo di Jorge Bergoglio rivolto all’intera umanità con l’enciclica Fratelli Tutti ed all’intero pianeta ed alla sua salvaguardia con la Laudato Sì ha segnato punti irrinunciabili di una visione interamente universalistica da cui il nuovo Papa non potrà prescindere. C’è nella Chiesa chi ama il ritorno al passato, ad una Chiesa chiusa nelle mura leonine del Vaticano, paga dei suoi antichi rituali, ma dimentica di un Vangelo, che nel mondo moderno si presenta nella sua scarna essenzialità ,di un Vangelo appunto “sine glossa “caro a San Francesco. Non a caso il nuovo Papa ha tenuto a ricordare il suo predecessore con il richiamo alla Chiesa sinodale, alla Chiesa in cammino, che non può non evocare la Chiesa in uscita di Papa Francesco. C’ è ovviamente rammarico in alcuni, che speravano in un Papa in discontinuità con l’ultimo pontificato ed anche in chi pensava ad un Papa invece più progressista e che trovano in Leone XIV più timidezza per la sua riservatezza ed un carattere schivo e meno empatico nell’approccio con il popolo dei fedeli. Ma la folla che lo ha salutato ed acclamato alla sua prima apparizione alla loggia di San Pietro lo ha già fatto suo come pastore. Ci si chiederà anche quale sarà il ruolo, che il nuovo Papa vorrà assumere nei confronti di un mondo dilaniato dalle guerre ed ove si sta profilando una geopolitica tutta piegata alle esigenze delle grandi potenze. Ma la strada tracciata per la Chiesa da Leone XIV è già chiara, sta tutta in quella parola “pace” ripetuta dieci volte nel suo primo discorso ed in quella Chiesa in cammino, che segna già con evidenza l strada su cui vorrà muoversi la Chiesa nella contemporaneità. Prima che un leader mondiale, che in ogni caso Leone XIV sarà, i fedeli hanno già riconosciuto in lui quel Pastore che i tempi reclamano.