UNA PIAZZA PER L’EUROPA
di Pierluigi Castellani
“Una piazza gentile e plurale”, così l’ha definita il suo promotore, lo scrittore Michele Serra, la Piazza del Popolo a Roma in cui cinquantamila persone si sono trovate per rispondere all’appello lanciato dalle pagine di La Repubblica. Gentile perché contro nessuno , ma solo per riaffermare la necessità di un’ Europa più forte ed integrata, un’ Europa federale come era stata immaginata da Spinelli, Rossi, Colorni ,tre intellettuali antifascisti, negli anni 41 42 nella piccola isola di Ventotene dove era relegati al confine. Da quel sogno nato negli anni più bui del novecento è iniziata l’avventura della costruzione di una comunità europea sulle devastanti macerie di un continente dilaniato dalla guerra nazifascista. Ora si è consapevoli ,che l’Europa nel momento in cui si stanno sconvolgendo tutti gli equilibri geopolitici in cui abbiamo vissuto negli ultimi ottanta anni di storia, non basta più la UE di oggi con i suoi equilibrismi , la sua burocrazia e le decisioni all’unanimità. C’è bisogno di un’economia più integrata, di un medesimo sistema fiscale, di un comune sistema di difesa, del superamento degli egoismi nazionalistici, che il sovranismo della destra sta riesumando. Ci vuole un passo in avanti verso un’Europa federale, che possa essere un forte attore internazionale nel confronto, che si sta polarizzando tra gli Stati Uniti, la Russia di Putin e la Cina di Xi. Una piazza plurale perché chi è sceso in piazza il 15 marzo è portatore di diverse istanze e di diverse visioni politiche, ma tutte – e questo è importante – accumunate dalla necessità di più Europa senza alcuna ambiguità. Per questo in piazza non c’erano le destre, ingabbiate nel loro insuperabile nazionalismo e chi dell’ ambiguità ha fatto la sua caratteristica come il partito di Conte. Ma in piazza, da Calenda , Schlein, Boschi, Magi, Landini e tanti altri, c’era qualcosa di più di una semplice condivisione di un progetto, c’era, e c’è., la riaffermazione di valori senza i quali non si rafforza nessuna Europa. Questi valori sono quelli che hanno permesso all’Italia del dopoguerra di rinascere e di risollevarsi dalla tragedia del regine fascista. I valori della libertà, dell’eguaglianza, della giustizia sociale, della democrazia liberale, i valori del resto sanciti nella nostra Costituzione nata dalla resistenza. Si potrà osservare che nella piazza del 15 marzo c’erano però diverse idee di pace, perché coesistevano uno accanto all’altro chi reclama una pace giusta e chi invece una pace comunque perché una pace è sempre meglio di una guerra. Ma pur consapevoli di questa differenziazione si sono comunque trovati a reclamare più Europa, perché oramai c’è una consapevolezza che si sta diffondendo in molti italiani, che quei valori sono decisamente valori europei, nati ed alimentati da una ricchissima cultura europea i cui sedimenti si possono trovare nella letteratura, nella musica, nel Teatro ed in tante manifestazioni culturali. Un’ Europa in cui sono nati Dante, Goethe, Beethoven , Bach, Schuman, Michelangelo, Piero della Francesca, Goya e Picasso, Proust, Rubens e così via, e dove è nata la bandiera della liberté, egalité, fraternité, e dove si è sviluppato un welfare universale si può essere consapevoli che l’Occidente senza l’Europa non può esistere, anzi che l’Europa può essere quel vero occidente da cui gli Usa di Trump sembra si stiano allontanando. Può esserci uno scatto di orgoglio in tutto questo? Credo di no, può esserci la semplice consapevolezza che oramai dobbiamo prendere atto che quanto meno ci siano due occidenti e che noi dobbiamo rimanere saldamente ancorati a quello rappresentato dall’Europa.