UNA POLITICA DI ALLEANZE PER L’UMBRIA

Mario Rojch
Penso alle elezioni regionali in Sardegna.E’ positivo che Pigliaru abbia battuto Cappellacci, perché le coste e l’ambiente saranno più salvaguardati. Leggendo con attenzione la distribuzione territoriale dei voti e ripartizione tra le diverse liste, si può dire che le elezioni sono state contraddistinte da una fortissima sardinità e da una forte influenza del localismo.
Fanno male, pertanto, i commentatori a trarne indicazioni di tipo nazionale. Questa mattina all’alba un commentatore televisivo ha azzardato: “si comincia a vedere l’effetto Renzi”. Nel giornale telematico di Lucia Annunziata, un illustre opinionista ha sentenziato: “In Sardegna si afferma la concezione del PD partito maggioritario”, che cioè può fare a meno dei partiti minori.

Posso dire che non c’è stato nessun effetto Renzi, né positivo (per il PD), né negativo. In un anno il PD sardo perde 73.000 voti, passando dai 223.278 raccolti da Bersani agli odierni 150.492. Si dirà che la causa risale alla più modesta affluenza. In parte è vero, però il PD sardo cala anche in percentuale, perdendo il 3,1%.
Non si può peraltro dire che ci sia un effetto Renzi negativo, perché la più modesta percentuale in gran parte può essere attribuita alla presenza di un maggior numero di liste rispetto all’altr’anno.

Veniamo all’affermazione dell’editorialista annunziatano. L’apporto del PD alla vittoria di Pigliaru non supera il 50%: 150.492 su 312.982 voti. Vi hanno contribuito in molti, a partire dalle formazioni sardiste con i loro 40.000 voti, da SEL con 35.376  e ifino al Centro democratico con i suoi 14.451, Rifondazione con 13.892, a ciò che resta dell’UDEUR mastelliano con i suoi 11.639.

Pigliaru ha distanziato Cappellacci di circa 20.000 voti. Provate a immaginare cosa sarebbe accaduto se Antonio Satta avesse seguito i consigli di Clemente Mastella, collegandosi con Cappellacci. Ne avrebbe determinato la vittoria. Quindi, per il PD, quale vocazione maggioritaria? Dal voto sardo traggo anzi una conclusione di stampo locale. Se il PD vuole conservare la direzione del Comune di Perugia, ma in generale di tutti i comuni umbri, deve fare un bagno di umiltà, lavorando molto in direzione di una politica di alleanze vaste, in una certa misura innovative rispetto al passato/montagnerusse

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