VINCITORI EPERDENTI NELLA SOCIETA’ MERITOCRATICA
Contrariamente a tanta pubblicistica degli ultimi tempi, che ha evidenziato la necessità di riscoprire il merito come metro di valore nella società contemporanea, Michael J. Sandel, di cui Feltrinelli ha recentemente pubblicato, nella traduzione italiana, il saggio ” La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e perdenti”, si pone agli antipodi rispetto a questa visione con un lungo e documentato esame delle distorsioni create nella società contemporanea proprio dall’esaltazione del merito. “L’ideale del merito – scrive Sandel – non è un rimedio alla disuguaglianza; è una giustificazione della disuguaglianza”. C’è da dire che questa feroce arringa contro la meritocrazia è fatta soprattutto all’interno della società americana, a partire dai meccanismi di selezione per i candidati all’ammissione alle più prestigiose università, quelle chiamate della Ivy League. Modalità di selezione che indubbiamente comportano distorsioni ed anche palesi ingiustizie. Ma il cuore del ragionamento di Michael J. Sandel sta nella connessione esistente tra merito e mercato perché ” reiterare, in condizioni di dilagante disuguaglianza e di mobilità sociale bloccata, il messaggio che noi siamo responsabili per il nostro destino e meritiamo ciò che otteniamo erode la solidarietà e demoralizza quanti sono lasciati indietro dalla globalizzazione”. E qui infatti che si annida la contraddizione del “sogno americano” che esaltando l’individuo rompe quel senso di comune appartenenza al medesimo destino, che è il vero collante di una società solidaristica e giusta. Per Sandel è insufficiente anche la retorica sull’uguaglianza di opportunità perché ” è un correttivo moralmente necessario all’ingiustizia. Ma è un principio riparatore, non un ideale adeguato ad una società giusta”. Non tutto naturalmente va buttato nel cestino. “Sconfiggere la tirannia del mercato non significa che il merito non dovrebbe avere alcun ruolo nell’assegnazione dei posti di lavoro e dei ruoli sociali “, ma è del tutto insufficiente ai fini della creazione di una società fondata sull’equità e la giustizia. Ma allora che fare? E’ a questa domanda che il libro di Sandel , così ricco di analisi e di dati sulle distorsione create dalla “tirannia del merito”, non offre una convincente risposta. E’ giusto invitare a riscoprire una politica che dia dignità ad ogni lavoro e che valorizzi il lavoratore non già come “consumatore” ,ma come “produttore”, perché solo in questo modo viene riconosciuto il ruolo di ciascuno nella realizzazione del bene comune, ma lunga è la strada per riparare i danni di una società di vincitori e perdenti e a quelli derivanti dalla reazione populista che questa società ha prodotto. Attendiamo un altro libro su questo tema.
Il libraio
Michael J. Sandel, ” La tirannia del merito. Perché viviamo in una società di vincitori e perdenti”, Feltrinelli Editore Milano, 2021, pp.282, Euro 20,00