Caccia alla variante Delta, le Regioni in cui circola di più: l’Umbria tra quelle con il maggior numero di casi

I più preoccupati sono gli abitanti della Campania, Lombardia e Puglia ma subito dopo ci sono i veneti e gli umbri. I più fortunati, per adesso, sono i cittadini dell’Emilia Romagna, della Basilicata e Valle d’Aosta, le uniche regioni che per il momento non registrano casi di variante Delta.  L’Umbria con 35 casi è la sesta regione italiana con il più alto numero di casi, solo la Lombardia (130), Campania (94), Puglia (66), Sardegna (43), Veneto (39) stanno peggio. Attenzione però, parliamo di realtà molto più grandi della piccola Umbria. Infatti, c’è chi ricorda che in questo caso si parla di numeri assoluti mentre sarebbe più corretto parlare di incidenza percentuale. In questo caso, la situazione cambia notevolmente: la Lombardia con i 130 casi già censiti resterebbe comunque sotto la media nazionale, la variante Delta incide per il 6%. Le Marche, che stanno molto meglio dell’Umbria,  con i cinque casi conclamati di variante Delta registra una incidenza intorno al 12%. Ecco perché la situazione della nostra Regione viene monitorata con molta attenzione. Ci sono regioni che vivono, almeno apparentemente, in maniera più tranquilla l’evolversi della curva epidemiologica, come il Lazio dove si registrano 17 casi di variante Delta e l’Emilia Romagna che ancora non si è imbattuta nel nuovo ceppo. Eppure Lazio, Emilia Romagna e Lombardia hanno già deciso di fare la “guerra” alle varianti da ora in avanti, esaminando il 100 per cento dei campioni positivi. Altre regioni temono, invece, che in questo modo e con un eccesso di informazioni si possa mettere a rischio la ripartenza. L’imperativo è monitorare anche perché le diverse task force regionali e i responsabili degli Istituti che eseguono il sequenziamento ammettono che la variante Delta sta diventando prevalente ovunque. Del resto le notizie che arrivano da diverse parti del mondo, dove la nuova variante è già prevalente, non confortano. Come abbiamo già sottolineato precedentemente i casi di contagio in Umbria sono contenuti e sotto controllo, per questo ora più che mai è necessario il sequenziamento del virus e il tracciamento della sua diffusione. Bloccare sul nascere i nuovi focolai e non ripetere l’errore della scorsa fine estate, quando il virus è tornato a crescere e se ne sono perse le tracce, innescando la seconda ondata.