Covid, segnali di allerta in 12 regioni: l’indice Rt sopra 1. Umbria piccolo innalzamento allo 0,58.

In dodici regioni l’indice Rt  (Il numero di persone contagiate da un solo individuo infetto) è superiore a 1, così come il dato medio a livello nazionale. L’ ultimo rapporto della cabina di regia, punto di raccordo tra Ministero della Salute e Istituto Superiore di sanità,  ci consegna un Paese in lento ma progressivo peggioramento. L’epidemia continua il suo corso, come del resto era prevedibile. Nessuno si illudeva che con la riapertura il coronavirus sarebbe rimasto in un angolo. Per questo la situazione dell’ Italia non viene letta in chiave totalmente negativa. La curva è l’unica dei Paesi europei a mantenersi bassa e gli esperti del Comitato tecnico scientifico metterebbero la firma per arrivare così fino all’autunno. Qualche segnale di allerta però c’è,  segnali che richiedono comunque molta attenzione. L’aumento dei casi riguarda soprattutto persone asintomatiche e il fatto che vengono individuate depone a favore del sistema di diagnosi precoce con tamponi. L’età media dei positivi si è ormai attestata sui 40 anni. L’ Rt è superiore in 12 regioni: Sicilia 1,62, Bolzano 1,43 , Trento 1,28, Veneto 1,28 , Campania 1, 25, Toscana 1,2 , Liguria 1,16, Marche 1,13, Puglia 1,1, Lazio 1,08, Lombardia 1,04, Emilia Romagna 1,01. Il valore pari a zero lo si registra soltanto in Basilicata e Molise. L ‘indice Rt dell’ Umbria nel periodo 27 luglio-2agosto sale un po’ rispetto alle ultime due settimane quando nella settimana 13-19 luglio era dello 0,3 mentre in quella 20-26 luglio era sceso allo 0,28. Un diminuzione minima ma che metteva l’ Umbria tra le regioni più virtuose. In questa ultima settimana 27 luglio-2agosto l’indice Rt  in Umbria è salito allo 0,58, un aumento non particolarmente preoccupante ma che merita di essere attenzionato . Lo stesso assessore regionale alla Sanità Luca Coletto spiega che ” non bisogna abbassare la guardia perché abbiamo piccoli cluster in Umbria, dove siamo intervenuti in maniera rapida. E su una eventuale seconda ondata se eravamo pronti prima lo saremo a maggior ragione adesso”. Per questo Coletto ritiene che serve ” un monitoraggio attento e occorre rafforzare l’offerta sanitaria”.