Covid Umbria, il territorio unica vera arma, mappatura “porta a porta”.

Il dato che continua a preoccupare in Umbria è quello del rapporto tra tamponi e positivi: ieri è stato addirittura del 37,48%. Significa che ogni 100 tamponi praticamente 37 sono positivi. Un numero che sta riprendendo a risalire dopo alcuni giorni in cui era sceso fra il 15 e 16%. Il tasso di positività, assieme all’Rt , ovvero l’indice di contagio, sono i numeri che bisogna tenere costantemente d’occhio per comprendere e immaginare scenari di evoluzione dell’epidemia. Certo non sono gli unici. I posti letto occupati negli Ospedali e in terapia intensiva, i pronto soccorso, anche questi numeri indicano come possiamo guardare alle prossime settimane e cosa dobbiamo aspettarci. E questi ultimi, ospedalizzati e terapie intensive, ieri sono oscillati verso l’alto: dieci ricoveri in più con un ulteriore paziente in terapia intensiva. Possiamo dire che per ora non sono forieri di cattivi presagi. C’è però un fatto: l’incremento dei positivi comporta una crescita di pazienti che hanno bisogno di essere ricoverati. Per questo preoccupa la velocità con cui il virus continua a diffondersi. In Umbria la battaglia contro il Covid-19 deve essere affrontata su due livelli: in Ospedale per curare i malati e soprattutto sul territorio per andare a scovare il virus dove si nasconde. Anche ieri i vertici della regione si sono soffermati molto sul primo fronte, quello dell’ampliamento dei posti letto (Ospedale da campo, tenda da campo e accordo con la struttura di Civitanova Marche), poco è stato detto sul livello territoriale. Ma se vogliamo davvero decongestionare i reparti ospedalieri l’unica iniziativa utile è quella di rendere strategico il lavoro in prima linea dei medici di famiglia e delle farmacie. L’unica vera arma – soprattutto in una Regione dove non ci sono grandi agglomerati – per arginare la diffusione del virus è quella di potenziare il tracciamento sul territorio. Scovare il virus prima che si diffonda, questo deve essere l’obiettivo di una mappatura “porta a porta”. Una prima linea necessaria visti i ritardi nei referti e le quarantene infinite. La vera battaglia passa da qui. Tra l’altro l’indice Rt, che in Umbria è vicinissimo all’ 1,5,  rischia di essere sottostimato proprio perché è saltato il sistema di tracciamento. Tutto questo può rappresentare un punto di forte debolezza per l’Umbria che ha un’età di popolazione molto avanzata con una quota sopra i 70 anni alta. In Umbria si vive sicuramente meglio e di più , nello stesso tempo però abbiamo una quota di anziani che ha delle patologie. Come abbiamo visto il coronavirus continua a colpire gli anziani e l’età di coloro che perdona la vita è la stessa della scorsa primavera. Ieri la Presidente Donatella Tesei , commentando i dati dell’ultimo bollettino, ha detto che ” i pochi tamponi effettuati nel fine settimana non sono particolarmente indicativi “. Potrebbe aver ragione la governatrice ma una percentuale di positività così alta (37,48%) merita una lettura molto più attenta. Almeno per due ragioni. La prima è che non si registra un dato così elevato in altre regioni italiane, la seconda è che in alcune regioni (Lombardia e Piemonte) si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. Da quattro giorni, infatti, è iniziata la discesa della velocità di contagio, c’è in atto una decelerazione che porta gli esperti a dire che “tecnicamente” sono entrate in zona arancione.