Economia, il manifatturiero chiude bene il 2018: +6,6 di produzione

PERUGIA – L’indagine di Unioncamere Umbria realizzata su un campione di 268 imprese operanti nel settore del manifatturiero e 157 imprese della piccola e grande distribuzione del commercio restituisce risultati nel complesso positivi che evidenziano un buona chiusura anno.

Manifatturiero –  Nel quarto trimestre 2018 si registra una ripresa congiunturale della produzione (+5,0%), dopo i dati negativi dei due trimestri centrali dell’anno, che mantiene la crescita tendenziale al +2,4%.   Per le aziende artigiane manifatturiere il dato congiunturale è ancora più positivo (+6,6%) ma si registra una decelerazione di maggiore intensità del dato tendenziale (+0,8%) rispetto alle non artigiane. Anche da punto di vista settoriale, il 2018 si chiude con un risultato complessivamente positivo della produzione che mostra una contrazione congiunturale solo per industrie elettriche (‐1,9%) e industrie tessili (‐0,3%) mentre trainano il comparto crescendo più della media le industrie alimentari(+9,0%), le industrie del legno (+9,4%), le industrie dei metalli(+5,4%). Significativamente positivi anche industrie chimiche (+3,5%), industrie meccaniche (+3,9%) e altre industrie (+4,3%). Nel confronto tendenziale molto bene le industrie meccaniche (+7,6%) e le industrie dei metalli (+6,4%).     Il fatturato totale per le imprese manifatturiere cresce ancora su base annua ma con un leggero rallentamento (+1,3% contro il +4,8% del 2017). Per l’artigianato il rallentamento è più marcato con la variazione tendenziale al  ‐0,9% (+2,2% lo scorso anno), mentre nel confronto con il trimestre precedente il dato (+6,7%) è migliore delle imprese non artigiane (+4,4%). Il fatturato interno è positivo sia rispetto al trimestre precedente, con un +4,1%, che a quello dello stesso trimestre dello scorso anno +2,7%. Modesta la crescita del dato congiunturale del fatturato estero (+0,9%) e del tendenziale (+1,1%) che in particolare cresce con una maggiore intensità per le imprese artigiane (+3,0%).   L’andamento degli ordinativi ricalca quello della produzione, con percentuali di crescita in progressiva decelerazione. Gli ordinativi provenienti dal mercato interno si presentano i più dinamici nell’ultimo quarto dell’anno e crescono complessivamente del 3,4% su base tendenziale (contro il +4,8 del 2017). Gli ordini dall’estero in corso d’anno hanno ridotto i tassi di crescita tendenziali +1% nel confronto con il quarto trimestre del 2017, registrando una contrazione di ‐0,8% nella variazione congiunturale di fine anno. Per le imprese artigiane si confermano tassi di crescita tendenziali negativi (‐3,1%) sia per gli ordinativi interni che esteri e nel confronto congiunturale perdono punti ulteriormente (‐8,2%) mentre molto più confortanti sono quelli interni che recuperano un 4,5%.

L’occupazione per la manifattura presenta un saldo positivo sia nel confronto con il trimestre precedente (+0,2%) che confrontata con la fine del 2017 (+1,2%). Per quanto attiene ai settori sono solo due quelli con variazione negativa ed esattamente industrie tessili (‐2,7%) e industrie dei metalli (‐0,1%), mentre la variazione positiva migliore la registrano le imprese meccaniche con un +2,1%.   A livello dimensionale perdono le micro con ‐0,8% mentre le piccole segnano un +2,5% e le medio‐grandi un +3,2%.   Il grado di utilizzo degli impianti in totale risulta essere del 69,5%, 4 punti percentuali in più rispetto al 65,5% del trimestre precedente (nel IV trimestre 2017 il valore era stato del 65,9%) e a livello settoriale sono le industrie elettriche a distinguersi per il maggior impiego con un 81,8% seguite dalle industrie meccaniche con 78,3%, dalle industrie alimentari con 78,1% e per finire con le industrie dei metalli che con il 73% è il quarto settore che supera il 70% di utilizzo. A livello dimensionale sono le imprese tra 10 a 49 addetti a totalizzare la percentuale più ampia con un 80 %. Le settimane di produzione assicurata dal portafoglio ordini del campione di imprese intervistate alla fine del quarto trimestre 2018 è di 9,8, superiore al  7,7 registrati dal trimestre scorso e al dato di giugno 2018. Per quanto attiene alla divisione imprese artigiane queste segnano una media di 9,6 settimane. A livello dimensionale le settimane di produzione assicurata per le imprese oltre i 50 addetti è di 13,4 settimane, per quelle da 10 a 49 addetti è di 11,3 e per le micro imprese sale a 9,4. Le aspettative degli imprenditori del settore manifatturiero su produzione, fatturato, ordinativi e occupazione confermano una stabilità ma con una prevalenza di previsioni negative rispetto a quelle positive ad eccezione degli ordinativi esteri che aumenteranno per il 23,1% degli imprenditori intervistati mentre diminuiranno per il 12,3%.   L’approfondimento sugli investimenti consente di monitorare l’andamento dell’accumulazione di capitale per le imprese manifatturiere della nostra regione, che può costituire un importante driver per la crescita. I risultati della nostra indagine mostrano che la quota di imprese che hanno fatto investimenti nel 2018 è del 41,8% che risulta in crescita rispetto al 2017 (32,3%) ma inferiore al 2016 quando la percentuale era del 50,8. A livello settoriale sono le industrie dei metalli che risultano investire di più con il 67,2%, seguono le chimiche con 53,6% e le industrie elettriche con 51,6% mentre quelle che investono meno sono le industrie del legno con solo il 18,9% delle appartenenti al settore.   Il 28,5% degli intervistati hanno investito in macchinari e attrezzature, il 10,4% in elaboratori e sistemi elettronici, il 6,7% in impianti fissi e il 6,6% in ricerca e sviluppo (6,7 il valore del 2017).   In merito all’importo degli investimenti fatti, sono inferiori ai 25 mila euro quelli del 50,8% degli intervistati (34,8% la percentuale del 2017), mentre ammontano al 23,9% quelli compresi tra i 25 mila e i 100 mila e a superare i 500 mila euro sono il 7,9%. Le previsioni per 2019 sono di minori investimenti e in alcuni casi la riduzione è notevole il ‐30% per le industrie dei metalli e nelle industrie elettriche o il 15% in meno nelle chimiche.   Il canale di finanziamento più utilizzato è l’autofinanziamento per il 52,5%, segue con il 26,1% il credito bancario che risulta superiore di 3 punti percentuali rispetto a quanto registrato nel 2017. L’approfondimento di questo fine 2018 ha preso anche in esame un arco temporale corrispondente agli ultimi 6 anni per capire quante imprese hanno usufruito degli strumenti agevolati e di quali, e così risulta che dal 2013 ad oggi il 70,1% delle imprese intervistate non ha usufruito di strumenti agevolati. A livello dimensionale negli ultimi 6 anni hanno usufruito di strumenti agevolati il 52,4% delle imprese oltre i 50 addetti, il 41,6% delle piccole e il 23,6% delle micro. In merito agli strumenti agevolati utilizzati il 56,1% ha usato agevolazioni a carattere nazionale diversi da POR FESR e fondi regionali e comunitari, il 17% ha utilizzato sia fondi POR FESR 2014‐2020 e fondi regionali, e il 9,1% fondi POR FESR 2007‐2013. Commercio Le criticità emerse in questo quarto trimestre riguardano unicamente il confronto tendenziale e rispetto ai risultati dello scorso anno a perdere sono l’occupazione (‐0,5%) e gli ordinativi ai fornitori (‐0,6%), perdite quindi contenute che non arrivano neanche all’1%.

Invariati i prezzi delle vendite e positivo, anche se di un modestissimo +0,1%, l’andamento delle vendite. Rispetto al settembre scorso aumentano gli ordinativi ai fornitori del 2,5%, le vendite del 1,3% e l’occupazione dello 0,4%.   Il commercio al dettaglio dei prodotti alimentari ha valori altalenanti e comunque variazioni negative maggiori rispetto al commercio al dettaglio dei non alimentari, e anche gli ipermercati hanno visto momenti migliori.   Previsioni per il I trimestre 2019 Le indicazioni degli imprenditori intervistati sull’andamento atteso per l’inizio del 2019 continuano a vedere una situazione di stazionarietà come aspettativa prevalente. Si prevedono valori stazionari per quanto attiene l’occupazione per l’85,4%, con una aspettativa di diminuzione del 12,1% e una di aumento del 2,5%. Gli ordini ai fornitori resteranno stazionari per il 53,4%  con le aspettative di diminuzioni che superano notevolmente quelle di aumento (33,7% contro il 13%). Per 75,2% degli intervistati i prezzi di vendita resteranno stabili mentre per il fatturato il 42,5% gli imprenditori prevede un peggioramento e solo l’11,6% ritiene che ci potrà essere un aumento. Quindi aspettative peggiori anche rispetto al trimestre precedente. Investimenti nel settore del commercio Nel 2018 il 33,9% (nel 2017 il risultato era stato del 38%) delle imprese intervistate ha effettuato investimenti; percentuale che scende al 32% per il commercio al dettaglio dei prodotti non alimentari (38% lo scorso anno), sale al 40,1% per gli ipermercati (lo scorso anno la percentuale era stata del 46,8%) e al 41,4% per il commercio al dettaglio dei prodotti alimentari (unico settore in aumento rispetto al 29,5% dell’anno scorso). A livello dimensionale investono il 79,8% delle imprese oltre i 50 addetti, il 45,6% di quelle tra i 10 e i 49 addetti e, in linea con la media, il 33,4% delle imprese sotto i 9 addetti.   Da notare la differenza percentuale delle due provincie che vede il 40,2% delle imprese ternane effettuare investimenti, contro il 32% delle perugine, un cambiamento rispetto ai valori dello scorso anno che vedeva le imprese perugine totalizzare un 38,6% e le ternane un 36,5%.   In base alla loro entità il 62,9% degli investimenti risultano essere inferiori ai 25.000 euro (percentuale inferiore al 67,3% del 2017) , il 34,5% sono quelli compresi tra i 25.000 e i 100.000 (che lo scorso anno si fermavano al 26,5%) e per finire superano i 500 mila euro il 2,6% (nel 2017 si erano fermati all’1%). Le previsioni per il 2019 prevedono diverse diminuzioni: il totale scenderà dal 33,9% del 2018 al 25,4%    e la contrazione negli investimenti è condivisa in tutti i settori.

Per i canali di finanziamento risulta che il 52,4% ricorre all’autofinanziamento (che nel 2017 arrivava 64,3%), il 33,8% al credito bancario (30,1% la percentuale dello scorso anno) e il 6,8% al credito del fornitore. Per quanto attiene alle forme di finanziamento il superammortamento è il più utilizzato per il 48,9% dal commercio al dettaglio dei prodotti non alimentari, per il 27,1% dal commercio al dettaglio dei prodotti alimentari e per il 16,3 dagli ipermercati.   Tra le imprese che hanno utilizzato gli strumenti agevolati la ripartizione totale vede i fondi POR FESR per il 20,5% e le altre agevolazioni a carattere nazionale per il 79,5%.   Risulta, inoltre, che nel 2018 il 27,7% (nel 2017 la percentuale era stata del 30,7%) ha investito nelle nuove competenze in industria 4.0, percentuale che sale al 32,9% per il commercio al dettaglio di prodotti non alimentari e arriva al 74,7% per quanto attiene le imprese che superano i 50 addetti.   Cruscotto1 degli indicatori statistici al IV trimestre 2018 Dall’analisi dei dati strutturali si evince che il numero delle imprese registrate sul territorio umbro è pari a 94.527 e di queste circa l’85% sono attive e il 23,4% sono stanziate nel comparto produttivo del commercio.   L’81,2% delle imprese umbre resiste al primo anno di vita e il tasso di sopravvivenza, peggiorato rispetto al dato del 2017 (81,9%), va decrescendo di circa il 6% per ogni anno in più di attività. Maggiore resilienza per le imprese di persone rispetto alle società di capitali che sono le prime a cessare l’attività. Le unità locali in Umbria sono 19.425 e la maggioranza sono collocate all’interno della stessa provincia. Le imprese registrate a partecipazione e/o guida under 35 maggioritaria sono inferiori alla media italiana (l’8,3% è il dato regionale e il 9,4% quello nazionale).   Le imprese registrate a partecipazione e/o guida femminile maggioritaria sono il 24,9%, una quota superiore rispetto alla media nazionale di 3 punti percentuali. In particolare le imprese “femminili” sono presenti nell’ambito degli “altri Settori”    dove ammontano al 46,5% dell’intero settore, e nei settori del turismo e dell’agricoltura, dove superano il 30% per incidenza. Le imprese a conduzione e/o partecipazione straniera maggioritaria risultano inferiori alla media nazionale (l’8,9% rispetto al 9,9%). Per ciò che concerne i dati economici, il valore di produzione delle imprese con bilancio depositato è pari a circa 20.6 miliardi di euro. Il 44% del valore della produzione viene creato dal settore del commercio. Le imprese umbre di dimensioni “micro”, che ammontano al 78,2% del totale, creano solo il 14,6% del valore di produzione, mentre le “grandi” imprese, che rappresentano solo lo 0,8% del totale delle imprese producono il 41,2% del valore produttivo. L’analisi degli indici di bilancio delle società in utile evidenzia come il comparto commerciale sia il settore di punta, realizzando un ROI del 6,2%. Sopra la media si attesta anche il ROI per il settore delle attività manifatturiere (4,8%). Infine analizzando i dati congiunturali (iscrizioni e cessazioni di imprese) al quarto trimestre del 2018 risultano 1.054 nuove iscrizioni sul territorio umbro. La variazione delle iscrizioni delle imprese nella regione Umbria tra il quarto trimestre 2018 e il quarto trimestre 2017 è decrescente, con una flessione del 17,3%. Dati poco incoraggianti anche per la crescita del 14,5% delle cancellazioni di imprese, delle entrate in scioglimento (+10,5%) e dei fallimenti (+87,2%), anche se questi ultimi sono numericamente esigui (88).

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