Emergenza Covid, bailamme umbro e confusione istituzionale. Il peso dei ritardi

Siamo a quasi 800 decessi Covid in Umbria  (781 per l’esattezza), è un dato che spaventa e destinato a crescere. La pandemia si è trasformata in questi ultimi mesi in una vera e propria guerra. Per il Covid, ricordano in molti, avremo più morti che nella seconda guerra mondiale, almeno dei civili. Questa cosa va detta perché c’è ancora qualcuno che sottovaluta la gravità di quello che sta accadendo. Le vittime crescono in maniera impressionante, se continua questo trend arriveremo ad averne più di mille. Anche ieri – domenica 31 Gennaio 2021 – ci sono stati 9 decessi, per un totale che sale a 781. Nelle ultime 24 ore il maggior numero di morti è a Perugia (3), poi abbiamo vittime a Foligno, Assisi, Castiglione del Lago, Fratta Todina, Magione e Montefalco. Il lutto colpisce tutti, grandi centri e piccole comunità. Ma ieri è arrivata un’altra brutta notizia: il balzo in avanti dei ricoveri, più 14 solo nelle ultime 24 ore. Sono , a ieri mattina, 415 i pazienti ricoverati nella nostra Regione, di cui 54 in terapia intensiva. Cresce, quindi, la pressione sui nostri Ospedali, aumentano i posti letto occupati da pazienti Covid e resta alto il numero di malati trasferiti in terapia intensiva. Il virus sta circolando pesantemente in Umbria e non risparmia nessuno. Oggi abbiamo 294 nuovi casi su 5.982 tamponi presi in esame, di cui 3.776 molecolari e 2.206 antigenici, per una percentuale di positivi del 4,91%.  Quello che preoccupa è il valore assoluto, il numero reale dei casi: in Umbria ci sono attualmente ben 5.629 casi positivi, oggi abbiamo 118 persone contagiate in più rispetto a ieri. Dall’inizio dell’emergenza sanitaria sono state 36.051 le persone positive riscontrate nella nostra regione, trentaseimila contagi su una popolazione di appena 866.000 abitanti. Siamo sul filo di lama di un rasoio. Per capire meglio la situazione dell’Umbria basta accostare i nostri dati con quelli del Lazio, una regione confinante che conta quasi sei milioni di abitanti, caratterizzata da grandi centri urbani. Ieri nel Lazio ci sono stati 21 decessi (oggi in Umbria 9), il tasso di positività è stato del 3,7 e a Roma (quasi 3 milioni di abitanti) si sono registrati 524 nuovi casi. All’Ospedale di Perugia si è superata la soglia critica di 100 ricoveri Covid, per l’esattezza 104, quattordici ricoveri in più in sole 24 ore. C’è un altro dato di cui dobbiamo tener conto: attualmente in Umbria ci sono 7.656 persone in isolamento. Veniamo alle singole città per inquadrare meglio il quadro epidemiologico umbro. A Perugia abbiamo attualmente quasi 1.500 positivi, 1.479 per la precisione, con un andamento della curva dei contagi che da almeno tre settimane sta crescendo. Eppure nessuno ha avvertito l’esigenza di intervenire. Molti casi di infezione , probabilmente ,  non sono stati rintracciati e si è rincorsa l’epidemia senza una pianificazione efficace. C’è poi il dubbio che i test che vengono fatti e processati, viaggiano in ritardo rispetto al reale andamento del virus. In poche parole sembra che si sta rincorrendo la pandemia. Quando la curva epidemiologica ha cominciato a virare verso l’aumento di casi , era necessaria una strategia aggressiva e ben pianificata. Invece abbiamo rimandato, almeno così sembra . L’ottimismo in questi momenti è cattivo consigliere perché in casi come questi, i ritardi, anche di pochi giorni, con una crescita così rapida, pesano enormemente. Il numero delle persone infettate , infatti , non è quello che leggiamo sul bollettino ufficiale, ma è certamente più alto, nonostante non si possa fare una stima. Tra le realtà che meritavano sicuramente un intervento più veloce ci sono Deruta ( 116 attualmente positivi su poco più di 9 mila abitanti), Amelia (113 attualmente positivi su 11 mila abitanti), Magione (209 attualmente positivi su 14 mila abitanti), Foligno (450 positivi su 55 mila abitanti), Marsciano (177 attualmente positivi su 18 mila abitanti) e tanti altri centri. Sono quasi trenta i comuni umbri con un numero alto di contagi che rischia di far crescere ancora l’effetto moltiplicatore.  Così ora siamo arrivati ad un vero e proprio scontro istituzionale, con i Sindaci contro la Regione. Il Sindaco di Gubbio Filippo Stirati respinge al mittente le responsabilità: ” Chiuderò le scuole soltanto a fronte di un provvedimento della Regione. Altrimenti io le scuole non le chiudo”.  Il Sindaco di Foligno Stefano Zuccarini sottolinea che ” Foligno non è in zona rossa, per le scuole rimaniamo in attesa delle decisioni della Regione e del Comitato tecnico scientifico, oltre a quelle della Direzione sanitaria”. Il Sindaco di Torgiano Eridano Liberti ( 87 casi attuali su poco più di 6.500 abitanti)  ha firmato una ordinanza valida fino al 7 febbraio con la quale ordina la sospensione di tutte le attività didattiche in presenza delle scuole di ogni ordine e grado. La Regione , a sua volta, spiega che la difformità del contagio da comune a comune ” non permette un’ordinanza unica regionale, ma che necessita di specifiche decisioni territoriali, fermo restando il pieno supporto della Sanità e della Regione”. Un bailamme così onestamente non si è mai visto, una vera e propria confusione istituzionale che crea disagio e amarezza tra la gente. Nel frattempo il virus corre velocemente.