I tecnici umbri chiedono alla politica equi compensi e burocrazia snella

PERUGIA – Un maggior coinvolgimento nelle scelte politiche, la semplificazione della macchina burocratica, pagamenti equi e in tempi certi per chi effettua prestazioni lavorative a favore della pubblica amministrazione. Sono queste le necessità più impellenti che la Rete delle professioni tecniche dell’Umbria ritiene che la prossima Giunta regionale, una volta insediatasi, debba affrontare nei confronti, appunto, dei professionisti del settore tecnico. Richieste che sono state avanzate direttamente ai candidati alla presidenza della Regione che hanno accettato l’invito della Rete al confronto. A rispondere alle domande dei tecnici sono stati, quindi, giovedì 17 agosto a Perugia, Vincenzo Bianconi, Emiliano Camuzzi e Donatella Tesei. Claudio Ricci ha invece preferito non partecipare al dibattito con gli altri candidati. All’iniziativa erano presenti pure i presidenti e i membri dei Consigli degli Ordini professionali che fanno parte della Rete, architetti, dottori agronomi e forestali, geologi, geometri, ingegneri, periti agrari e industriali. “I candidati sono tutti volti nuovi per la politica regionale – ha esordito il coordinatore della Rete Roberto Baliani – e confidiamo che ciò sia foriero di maggiore ascolto: alla politica chiediamo, infatti, di appoggiarsi più sulle nostre competenze per prendere le proprie decisioni, anche in fase di programmazione. Non siamo più disponibili a limitarci a ratificare le scelte che vengono prese dall’alto. Vogliamo dare di più perché sappiamo di poterlo fare, perché abbiamo le competenze per far sì che le politiche di sviluppo economico e sociale abbiano maggiore incisività”. Il coinvolgimento, quindi, delle professioni tecniche nei processi di revisione, aggiornamento o formazione di leggi sui temi di loro competenza è stato il primo punto all’ordine del giorno. Ma subito dopo questo, l’appello lanciato è stato relativo alla semplificazione amministrative e normativa. “Abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione non afflittiva – ha chiesto con forza Baliani –. L’esempio della ricostruzione post terremoto, ancora stagnante, è forse il più significativo: non possiamo più lavorare in un sistema in cui la stessa inutile dichiarazione mi viene richiesta dieci volte solo per garantire il funzionario di turno o la sua presunta necessità di essere tutelato. Capiamo benissimo il contesto in cui ciò avviene, perché rappresentiamo anche i dipendenti pubblici, però è altrettanto vero che soprattutto la dirigenza si deve prendere le sue responsabilità per mandare avanti tutto il sistema”. Altra nota dolente, quella relativa ai compensi per le prestazioni professionali. “Non riusciamo più ad avere compensi in tempi certi – ha spiegato preoccupato Baliani – e i nostri studi chiudono proprio a causa dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione. La Regione ha potere decisionale a riguardo e vogliamo perciò che iniziative in risposta a questi problemi siano inserite nei programmi dei candidati”. Tema centrale è stato quindi quello relativo alla necessità di un equo compenso, cioè proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto.