Lavoratori della sanità privata in piazza a Perugia: consegnato documento alla Proietti

Denunciano una sanità privata “dimenticata dalle istituzioni” i lavoratori che hanno scioperato questa mattina con un presidio a Perugia davanti alla sede del Consiglio Regionale, oltre che il “poco rispetto” che dimostrano associazioni datoriali verso chi lavora nella cura dei cittadini fragili. A seguito dello sciopero nazionale unitario per la richiesta di riapertura del tavolo nazionale volto al rinnovo dei contratti nazionali Aris Aiop, atteso da sei anni, e Aris Rsa, atteso da 13 anni, le organizzazioni sindacali (Cgil Fp Umbria, Cisl Fp Umbria e Uil Fpl Umbria) hanno voluto evidenziare anche pubblicamente quella che definiscono “la gravissima situazione in cui versano migliaia di lavoratrici e lavoratori impiegati nel sistema sanitario accreditato in Umbria”. Lo hanno fatto portando un documento all’interno della sede dell’Assemblea legislativa dell’Umbria per farlo protocollare e indirizzato alla presidente della Giunta regionale, a firma dei segretari generali regionali Desirè Marchetti (Cgil), Marcello Romeggini (Cisl) e Jacky Mariucci (Uil). Ad attendere il rinnovo dei contratti sono gli operatori della sanità privata e delle Rsa: infermieri, operatori delle professioni sanitarie, operatori socio-sanitari, educatori professionali, tecnici e personale amministrativo. “Non ci viene riconosciuta dignità contrattuale, salariale e professionale”, questo il grido dei diretti interessati. In Umbria, questa condizione, secondo i sindacati, assume contorni “ancora più gravi. Non esiste una sede stabile di confronto con le parti sociali, non vi è una regia pubblica che governi il sistema sanitario accreditato con il risultato che lavoratrici e lavoratori sono invisibili, pur garantendo prestazioni essenziali al sistema sanitario regionale”. A oggi, denunciano, “nonostante la nostra disponibilità nessun tavolo è stato avviato per affrontare la precarietà contrattuale, l’assenza di investimenti sulla formazione, l’abbandono organizzativo che domina in molte strutture convenzionate”.Ecco quindi le richieste alla Giunta regionale che sono state ribadite formalmente nel documento: l’apertura immediata di un tavolo permanente regionale con i sindacati firmatari del documento, le direzioni delle aziende accreditate, l’assessorato alla sanità, e le associazioni datoriali Aris Umbria e Aiop Umbria. Poi l’inserimento di clausole sociali vincolanti nei rapporti di accreditamento e convenzione, che prevedano l’applicazione dei contratti nazionali in vigore, sottoscritto dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative; un monitoraggio regionale condiviso, puntuale e trasparente sull’utilizzo delle risorse pubbliche da parte degli enti privati accreditati e sui flussi di mobilità passiva recuperabili per evitare sprechi e premiare le strutture che applicano i Ccnl e investono sul personale. La definizione di un protocollo regionale per la qualità del lavoro nella sanità privata, collegato alla piena attuazione della legge regionale 2/2004 che introduce strumenti fondamentali in materia di qualità dei servizi e tutela dei lavoratori negli appalti pubblici e accreditamenti “ma che resta inapplicata nel settore sanitario accreditato. La mobilitazione, come è stato evidenziato, “non è un punto di arrivo, ma l’inizio di una vertenza territoriale che ci vedrà impegnati finché non verranno riconosciuti rispetto, dignità e contratto a tutti i lavoratori della sanità privata umbra”. Per i sindacati la Regione “non può restare spettatrice, la responsabilità politica e istituzionale ora è sua”.