Legge regionale sull’editoria, il Governo impugna: “Invasa competenza dello Stato”

PERUGIA – Dopo la legge sul cyberbullismo, anche la legge sull’editoria. Una dopo l’altra il Governo fa cadere le leggi regionali umbre che hanno caratterizzato la legislatura. Nel consiglio dei ministri di ieri Palazzo Chigi ha deciso di segnalare la legge n. 11 del 04/12/2018 recante “Norme in materia di sostegno alle imprese che operano nell’ambito dell’informazione locale”, “in quanto una norma- dice la nota di Palazzo Chigi – escludendo dai finanziamenti previsti dalla legge le imprese i cui titolari abbiano riportato condanna penale anche non definitiva, viola il principio di non colpevolezza sancito dall’articolo 27, secondo comma, della Costituzione e risulta invasiva della competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento penale, riconosciuta dall’art. 117, secondo comma, lett. l), della Costituzione”.

“La norma impugnata dal Governo si colloca pienamente nell’ambito degli strumenti di prevenzione della corruzione e di garanzia dell’imparzialità dell’amministrazione che gli enti pubblici sono tenuti ad adottare, così come stabilito dall’Anac”: è quanto afferma il vice presidente della Giunta regionale dell’Umbria ed assessore allo sviluppo economico Fabio Paparelli in merito alla impugnazione, da parte della Presidenza del consiglio dei ministri, della legge regionale a sostegno della informazione locale nella parte in cui vengono escluse dai finanziamenti previsti le imprese i cui titolari abbiano riportato una condanna penale anche non definitiva.

 “Stupisce – sottolinea il vice presidente –  che il Ministro a Cinque Stelle Alfonso Bonafede, a seguito delle osservazioni anticipate alla Regione Umbria nel merito del provvedimento, intenda consentire agli editori condannati per reati contro la pubblica amministrazione o per frode, anche in via non definitiva, di accedere a risorse pubbliche messe a disposizione nell’ambito della nuova legge sul sistema dei medi locali umbri. La formulazione della legge umbra – evidenzia l’assessore – è peraltro identica alla disposizione dell’art. 3 comma 4 lett. d) della Legge regionale dell’Emilia Romagna del 23 giugno 2017 n. 11 (Sostegno all’editoria locale) attualmente in vigore. Il principio sposa inoltre la ‘ratio’ della cosiddetta Legge Severino che, nel caso dei politici, prevede la sospensione dal ruolo per gli amministratori pubblici condannati in primo grado: una norma spesso richiamata dallo stesso Movimento 5 Stelle. Rimane quindi il dubbio su quale sia il reale intendimento del Governo – conclude Paparelli – rispetto ad una legge ampiamente partecipata dalle forze politiche e sociali e sulla quale si sono più volte espressi positivamente sia l’Ordine dei Giornalisti che l’Associazione Stampa Umbra”.

Giornalisti – “Abbiamo operato perché il rispetto delle leggi e delle regole da parte delle aziende editoriali fossero i pilastri della normativa regionale a sostegno della informazione locale, ritenendo imprescindibile che l’erogazione di sostegni pubblici premiasse una condotta di impresa esemplare, a tutela dell’occupazione e dell’autonomia dei giornalisti. Pertanto non possiamo condividere l’iniziativa, pur legittima, del Governo, che ha impugnato la legge in materia recentemente approvata dal Consiglio regionale, contestando l’esclusione dai finanziamenti previsti delle imprese i cui titolari abbiano riportato una condanna penale, anche in via non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione o per frode”.

E’ quanto dichiarano il presidente dell’Associazione Stampa Umbra Marco Baruffi e il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Roberto Conticelli alla notizia dell’iniziativa assunta dall’esecutivo nazionale, sottolineando la condivisione della posizione assunta dalla Giunta Regionale.

“Non intendiamo certamente mettere in discussione la Costituzione e il Codice Penale, sul cui rispetto siamo in prima fila ogni giorno nell’esercizio della nostra professione – puntualizzano Baruffi e Conticelli – ma dobbiamo rimarcare che nel confronto con la Giunta e il Consiglio regionali abbiamo sostenuto consapevolmente e in maniera convinta il vincolo all’erogazione dei sostegni pubblici messo in discussione dal Governo, per difendere la legalità e per incentivare la ‘buona editoria’”.

“Nel rimetterci con la massima fiducia al giudizio della Corte Costituzionale – concludono Baruffi e Conticelli – l’auspicio è che vengano riconosciuti e legittimati principi che, tra l’altro, hanno già ricevuto accoglimento in altre leggi regionali in materia attualmente in vigore”.

 

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