Maxi frode, cinque arresti e sequestrati per 15 milioni. Coinvolti due depositi petroliferi di Perugia

Ci sono voluti mesi e mesi di intercettazioni telefoniche, di verifiche presso le banche dati, l’acquisizione di documentazione contabile e bancaria, per scoprire un sistema di evasione dell’imposta sul valore aggiunto incentrato su due depositi petroliferi ubicati in provincia di Perugia e riconducibili a due imprenditori. Uno ad un imprenditore umbro, l’altro ad un pregiudicato calabrese già sottoposto alla sorveglianza speciale in quanto ritenuto contiguo ad una cosca di ‘ndrangheta e che risulterebbe “promotore ed organizzatore” di una associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, e trasferimento fraudolento valori. Sette società coinvolte, cinque persone arrestate e 15 milioni di euro di beni e somme di denaro sequestrati. E’ il bilancio di una maxi operazione della Procura delle Repubblica di Perugia e dei finanzieri del Gruppo d’investigazione della Guardia di Finanza di Perugia, unitamente a personale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Un’inchiesta assai articolata che ha scoperto un sodalizio operante nel settore della commercializzazione dei carburanti per autotrazione, mediante una serie di società dislocate sull’intero territorio nazionale, nei cui confronti sono emersi indizi di colpevolezza per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Le fiamme gialle hanno accertato che ” presso i depositi delle società umbre il carburante veniva nazionalizzato, assoggettato cioè ad accisa e, contestualmente, ceduto ad una serie di società  ‘cartiere’, senza addebito dell’Iva anche se le stesse erano evidentemente prive dei prescritti requisiti di affidabilità e a fronte di polizze fideiussorie false. A loro volta, le società cartiere, mere scatole vuote fittiziamente interposte nelle transazioni commerciali, rivendevano il prodotto a clienti terzi con addebito dell’imposta, che veniva incassata ma non versata all’Erario. La sistematica evasione dell’Iva consentiva l’immissione sul mercato dei prodotti petroliferi a prezzi fuori mercato”. Nell’ambito del contesto scoperto dalla Guardia di Finanza un ruolo importante – secondo gli inquirenti – è stato rivestito anche da un pregiudicato campano, attualmente detenuto, già coinvolto in altre indagini riguardanti clan camorristici con interessi nel settore del commercio di prodotti petroliferi, nonché da un imprenditore siciliano emerso in precedenti contesti investigativi. Il meccanismo fraudolento si è rivelato articolato secondo il classico schema della “frode carosello”. Proprio la “commistione di interessi ed il coinvolgimento di soggetti appartenenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso” hanno spinto la Procura della Repubblica e il Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Perugia ha disporre le misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti di cinque persone nonché il sequestro preventivo di somme di denaro, beni mobili e immobili, compendi aziendali e depositi petroliferi, a carico di dodici persone fisiche e sette società, per un ammontare di oltre 15 milioni di euro.