Trenta intossicati da funghi costretti ad andare all’ospedale di Perugia: il caso di una donna incinta

Sono stati una trentina nell’ultimo mese i casi di intossicazioni da funghi trattati dal Pronto soccorso dell’Ospedale di Perugia. Con accessi in gruppo di nuclei familiari, con sintomatologie di vario tipo. Nessun caso grave, come quelli legati all’Amanita falloide, ma comunque alcune “situazioni a rischio”. A fare il quadro è il direttore del Dipartimento di emergenza e urgenza dell’Ospedale di Perugia, Paolo Groff. “Di solito la sintomatologia più frequente – spiega – è di tipo gastroenterico acuto. Quelle che insorgono a breve distanza dall’avere consumato i funghi ( tre-sei ore ma anche già alla fine del pasto) di solito si risolvono in modo benigno per il paziente che lamenta per lo più dolori e disturbi addominali. Esistono però anche sindromi a insorgenza tardiva che sono sempre gastroenteriti acute ma sottendono una condizione molto più grave, quella in cui la tossina assunta attraverso il fungo agisce a livello epatico e renale. E’ quindi possibile che queste portino il paziente a un’insufficienza epatica che può portare anche alla necessità di un trapianto e potenzialmente letale o a una insufficienza renale acuta che può comportare necessità di dialisi, anche in via definitiva. Quindi ci troviamo di fronte alla necessità di fare una diagnosi differenziale perché questo impatta sui trattamenti e sulla prognosi”. Per Groff “esiste anche sindromi intermedie, che non hanno la gravità di quelle a esordio tardivo ma comportano comunque rischi per il paziente”. Sono quelle per lo più neurologiche, che portano ad allucinazioni e convulsioni o a interessamento del sistema nervoso autonomo con, ad esempio, ipersudorazione  e altri sintomi gastrointestinale. Dovute all’effetto delle tossine a livello neuromuscolare e nervoso. Tra le situazioni più gravi Groff ha citato il caso di una donna in gravidanza “che ci ha obbligato a una particolare cautela e alla sua osservazione in ambiente specialistico”. E’ importante sapere che la gestione di un paziente, spiega il primario, per il quale si sospetta una intossicazione da funghi è complessa perché la necessità è di distinguere tra una intossicazione pericolosa per la vita e una benigna e a basso rischio per il paziente. Questo comporta il monitoraggio per molte ore della funzionalità epatica, la terapia detossificante laddove si sospetti soltanto sia pericolosa, significa attivare i centri di riferimento nazionale per le intossicazioni, lavorare con i loro laboratori per i dosaggi delle potenziali tossine. Con un discreto sforzo organizzativo e dispendio di energie”. Per il direttore dell’emergenza-urgenza dell’Ospedale di Perugia “è importante che chi è appassionato di funghi, alimento prelibato e assolutamente da non demonizzare, utilizzi tutte le precauzioni necessarie. Anzitutto chiedere una valutazione dei funghi raccolti a micologi specialisti, evitare sempre di consumare funghi regalati da chi non è esperto del settore o non comprati da negozi controllati, evitare in tutti i modi di consumare quelli non ben cotti o male conservati e quindi non freschi”.