Tumori al seno, Meloni (Pd) chiede l’estensione dello screening: in Umbria prima causa di neoplasie femminili

Il tumore della mammella è la neoplasia più frequente tra le donne il cui rischio aumenta progressivamente con l’età. Per questo la prevenzione è importantissima perché  è una malattia potenzialmente grave se non è individuata e curata per tempo. In Umbria rappresenta il 23,4% di tutte le neoplasie femminili e resta la prima causa di morte (13,5%) Lo screening senologico rappresenta la principale arma per evitare guai. Oggi, l’incidenza del tumore al seno è in aumento tra le donne under 50, la maggior parte delle quali sono fuori dal programma di screening nazionale ed in parte da quello regionale. Ragione per la quale il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Simona Meloni, ha chiesto alla giunta regionale la estensione dello screening  e l’attivazione di una Commissione tecnico-scientifica per fare una valutazione attenta su quanto sta avvenendo in Umbria.  Una commissione, ricorda la Meloni, già decisa ad aprile scorso ma “ad oggi mai convocata”. La diagnosi precoce è “l’unica possibilità, insieme ai progressi terapeutici, per ridurre la mortalità, e per sconfiggere il tumore al seno”, ha ricordato Simona Meloni. Insomma, prevenzione e diagnosi precoce non sono sinonimi ma insieme sono potenti alleati contro il cancro. Autopalpazione del seno, insieme a visita senologica, esami di screening (mammografia e ecografia mammaria), e a un corretto stile di vita, aiutano la prevenzione e la diagnosi precoce. Tanti e buoni motivi per sollecitare l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto a mettere in campo tutto ciò che è necessario per garantire un servizio efficiente e capillare sul territorio. Purtroppo le donne dell’Umbria sono costrette ad aspettare mesi, qualche volta anche più di un anno, per poter fare lo screening necessario.  Alle esortazioni della Meloni ha risposto, sia pure in maniera assai vaga, l’assessore Coletto che si è soffermato soprattutto sulle modalità di accesso ai percorsi diagnostici e terapeutici. In realtà, l’interrogazione della capogruppo Pd mirava a sollecitare tempi più brevi e certi, una estensione dello screening e una scelta di campo da parte della Regione verso la prevenzione. Coletto ha ricordato che “c’è la raccomandazione, a livello di linee guida europee, che il programma di screening sia indicato dallo specialista, non essendo raccomandato per tutte le pazienti, per cui si suggerisce di non implementare uno screening generalizzato ma programmi che prevedono intervalli biennali o triennali. Per quanto riguarda la fascia tra i 45 e i 49 anni, ancora fuori dai livelli essenziali di assistenza, serve una adeguata valutazione di quale screening si intende adottare e, al proposito, è in itinere l’attivazione di una commissione tecnico-scientifica finalizzata allo studio del tumore al seno di cui ha il mandato il direttore regionale della sanità”. Una conclusione, quella di Coletto, che sembra prendere una cosa per un’altra e rimpallare l’iniziativa alla direzione del suo stesso assessorato. La replica della Meloni, poco prolissa, è sembrata un avvertimento:” Speriamo che il mandato al direttore generale si concretizzi nel più breve tempo possibile”. Come per dire “non ci credo ma voglio confidare nella parola data”.