Vaccini Umbria indietro, solo il 37% ha avuto una dose. Pronto soccorso intasati: ” Un vero e proprio assalto, i medici scappano”

Sui vaccinati due Regioni sono indietro: Umbria e Toscana. In Umbria solo il 37% della platea ha avuto almeno una dose mentre in Toscana siamo al 42,6%. Per questo il commissario Francesco Figliuolo ha emanato l’ultima circolare in cui prescrive la necessità di un sistema più capillare nelle vaccinazioni con il coinvolgimento dei medici di medicina generale. Insomma, servirà un’opera di persuasione sul territorio e una migliore organizzazione.  Un approccio attivo della sanità territoriale in cui il medico di prossimità può svolgere una funzione di moral suasion convincendo i più refrattari della necessità di immunizzarsi. Ci sono ancora molti anziani e fragili da vaccinare, persone con un tasso di letalità – seppur contenuto –  abbastanza alto. E non è un caso che la curva vaccinale per queste fasce stia flettendo da diversi giorni. Le cause sono molte: cattiva organizzazione sul territorio, diffidenza, attesa per un’ipotetica immunità di gregge, speranza di vedersi somministrare un vaccino ritenuto più affidabile. Il Covid comunque sta portando a galla le falle del nostro sistema sanitario a cominciare dall’assistenza medica sul territorio. Nelle settimane più difficili della lotta al virus un contagiato su tre, impaurito e solo a casa, è andato a intasare i Pronto Soccorso. L’Ospedale come unico punto di riferimento, costretto poi a rimandare visite e diagnosi, con conseguenze che vedremo nel tempo. Lo smantellamento dell’assistenza sul territorio costringe ad andare al Pronto soccorso per qualunque cosa. In Italia su 21 milioni di accessi al Pronto soccorso ogni anno, 16 milioni sono codici bianchi e verdi, e l’87% di questi non sfocia in un ricovero. Una situazione che sta mettendo a dura prova anche l’Umbria con i medici di medicina d’emergenza-urgenza costretti a denunciare condizioni ormai insopportabili. ” Il Pronto soccorso non può continuare ad essere l’unico accesso alle cure dei cittadini, ma deve essere il luogo per pazienti con situazioni acute e potenzialmente gravi, non può sostituire la medicina del territorio e continuare a essere sovraffollato. Va potenziata la territorialità e la rete degli ospedali va organizzata in modo tale che ciascun ospedale abbia un suo ruolo a seconda di quello che può dare all’interno di un progetto preciso, serve una sorta di ‘ Piano Marshall’ per l’intero sistema sanitario regionale “, sono le considerazioni fatte dai medici del Simeu, pochi giorni fa, ai membri della terza commissione del Consiglio Regionale dell’Umbria.  Maria Rita Taliani (Presidente Simeu), Giorgio Maraziti, Paolo Groff, Giorgio Parisi, Fabrizio Lazzarini, Stefano Radicchia, tutti professionisti umbri stimati e impegnati nella Medicina d’emergenza-urgenza, hanno ricordato agli amministratori regionale i tanti aspetti negativi che mettono a rischio la tenuta del sistema sanitario umbro. ” L’attività del 118 viene vissuta come una professione  non appetibile, anche perché carica di responsabilità; tanti medici si sono formati nei nostri reparti, sono state sostenute ingenti spese per questo, e poi se ne vanno altrove; il Pronto soccorso viene concepito come un corpo estraneo all’Ospedale, con medici che arrivano tardi, dopo le visite in reparto, con conseguente allungamento dei tempi di attesa”, denunciano gli operatori dell’emergenza-urgenza.  ” Non sappiamo nemmeno qual è la mission, non abbiamo obiettivi precisi, ognuno lavora per conto proprio e affronta al meglio possibile un vero e proprio assalto di ricoveri per patologie croniche. Non c’è rete, non c’è hub, ma solo una caccia al posto letto più vicino”.