Violenza di genere, appello per una legge quadro
È positivo il bilancio del convegno promosso dalla Fondazione Alessandro e Tullio Seppilli dedicato a “Violenza di genere e prospettive femministe. Dibattiti antropologici e sociali in Italia e Spagna” che si è svolto alla sala della Partecipazione di Palazzo Cesaroni. Numerosi gli interventi e le collaborazioni istituzionali locali, nazionali e internazionali. L’evento si è sviluppato su tre sessioni della durata di mezza giornata dedicate ciascuna a un inquadramento generale del problema, a un approfondimento sul rapporto tra procreazione e violenza e alla giustizia riproduttiva e per finire a un excursus sulle forme giuridiche nazionali e internazionali con cui in diversi ordinamenti si affronta e contrasta il fenomeno.
La struttura del convegno ha dato largo spazio al dibattito che è stato molto vivace in entrambi i giorni e a cui hanno partecipato, oltre che studiosi e studenti, anche operatori e operatrici del mondo dell’associazionismo che opera nei servizi antiviolenza. Operatori che hanno portato le loro esperienze e le loro proposte.
Un altro tratto distintivo del convegno è stato quello di un costante confronto tra Italia e Spagna con una prospettiva comparativa dell’analisi che si è sviluppata con un taglio antropologico e giuridico. I due Paesi hanno vissuto il franchismo l’uno e il fascismo l’altro che hanno segnato in senso repressivo e di negazione dei diritti civili i rispettivi ordinamenti, per l’Italia caratterizzato dal codice Rocco. Superata quella fase quegli ordinamenti, sono stati cancellati e sostituiti con norme di contrasto alla violenza di genere che hanno prodotto in Spagna una legge quadro che contrasta il fenomeno in modo sistematico e a vari livelli tra loro integrati.
In Italia, invece, la normativa è focalizzata solo sugli aspetti repressivi, senza prevedere nulla a livello di formazione dei giovani nelle scuole e degli operatori e delle forze dell’ordine. L’auspicio condiviso alla fine del convegno è che anche in Italia a livello nazionale non ci si limiti agli annunci, ma finalmente sia approvata una legge quadro che affronti il fenomeno, che non è episodico, ma profondamente radicato a livello sociale, nei suoi vari aspetti.