2 Novembre, il pensiero del vescovo Piemontese a chi è in difficoltà

TERNI – “Da questo luogo della pietà e della memoria, l’attenzione e la responsabilità particolare di questo momento è la vicinanza ai giovani, disoccupati, malati, disagiati di ogni genere, ognuno è chiamato a servire i fratelli per ciò che può. Si aggiunge l’impegno a custodire l’eredità che ci hanno lasciato i nostri cari: il patrimonio umano e spirituale, l’identità della nostra città, operosa, creativa, solidale, onesta e cristiana”. Lo ha detto il vescovo padre Giuseppe Piemontese nel corso della santa messa per la commemorazione dei defunti.

“Il ricordo delle persone care non ci lascia mai – ha detto il vescovo nell’omelia – rende più lieve il dolore del distacco, contribuisce a custodire e ad accrescere quel bagaglio-tesoro che i nostri cari, coloro ai quali abbiamo voluto bene ci hanno consegnato ed affidato in eredità. Fare memoria dei nostri defunti significa alludere a quella forza unificante di Dio che ci raccoglie alla mensa del suo amore, dove tutti siamo invitati. Significa fondare la nostra speranza nel suo amore salvatore e misericordioso, oltre il dolore della separazione. Ma non si tratta solo di tenere viva la memoria dei propri cari, ma di fare esperienza di una solidarietà in umanità che gli affetti sanno custodire”.

“Nella fede cristiana questa memoria diventa presenza: nella preghiera, nella celebrazione dei sacramenti – ha aggiunto padre Piemontese – Il tempo della nostra vita corrisponde ai giorni della creazione: Dio affida all’uomo, a ciascuno, alla comunità umana, alle nostre società la trasformazione nell’armonia, nella bellezza e nella perfezione il mondo del cosmo, della terra delle persone, delle relazioni. Purtroppo tale opera è inquinata dall’egoismo, dall’avidità, dalla sopraffazione. Il progetto di Caino spesso sovrasta la mansuetudine e la pietas di Abele fino alla distruzione e alla morte di ciò che ha creato Dio, dell’uomo immagine del Dio vivente. Sperimentiamo anche ai nostri giorni, sperimentiamo nel mondo e nella nostra terra la violenza generata da criteri e gesti di avidità e di sopraffazione. E così l’opera armoniosa della creazione viene distrutta dall’ingordigia, dalla cattiveria e dal peccato”.

Insieme alla riflessione sulla fragilità dell’esistenza, a cui la commemorazione dei defunti riconduce «si affianca la speranza e la responsabilità – ha detto il vescovo – perché la vita non finisce qui. Ce lo garantisce Gesù Cristo che è morto, ma è anche risorto. Su di lui si fonda la nostra speranza della vittoria del bene sul male e della vita futura di ciascuno di noi e quella di coloro che sono morti. Il futuro della nostra esistenza sarà determinato dalla qualità della nostra relazione con il prossimo, dai gesti concreti di misericordia, le opere di misericordia spirituale e corporale, della collaborazione all’opera della creazione compiuta da ciascuno, di chi si relaziona agli altri con misericordia ed è vicino a chi ha bisogno di aiuto».

Il vescovo ha quindi rivolto un pensiero – come detto – a quanti si trovano in difficoltà e in ansia per il futuro esprimendo solidarietà e speranza nel futuro che si alimenta delle opere del passato.

“Da questo luogo della pietà e della memoria – ha detto padre Piemontese – l’attenzione e la responsabilità particolare di questo momento è la vicinanza ai giovani, disoccupati, malati, disagiati di ogni genere, ognuno è chiamato a servire i fratelli per ciò che può. Si aggiunge l’impegno a custodire l’eredità che ci hanno lasciato i nostri cari: il patrimonio umano e spirituale, l’identità della nostra città, operosa, creativa, solidale, onesta e cristiana. L’eredità che i nostri cari defunti hanno con ingegno costruito e che ci hanno lasciato, oggi siamo qui per leggerla e per accoglierla. Nella libertà e nella serena creatività vogliamo disegnare il nostro futuro, rendendo onore a coloro che con la laboriosità, l’onestà, la fede ci hanno preceduto  e sono di  esempio per tutti noi”.

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