Agronomo perugino nell’inferno del Burkina

“Avevamo accompagnato all’aeroporto di Ouagadougo un collega impegnato nel progetto della nostra ong, e prima di tornare in sede con un’altra collega ci siamo fermati a cena nel ristorante turco che dista neanche 400 metri dallo scalo aereo. Finito di mangiare, siamo usciti e, fatti pochi metri, ci siamo fermati a un distributore per farci gonfiare una ruota della macchina: da lì abbiamo visto un gran movimento e subito è arrivato un ragazzo in motorino che ci ha urlato ‘scappate, stanno sparando!”: racconta così oggi pomeriggio all’ANSA di come è scampato all’attacco terroristico di presunti milizani jihadisti a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, il direttore dell’organizzazione non profit Tamat, l’agronomo Piero Sunzini, da decenni impegnato in progetti di cooperazione e sviluppo nell’Africa occidentale.
Il ristorante Aziz Istanbul, attaccato ieri sera alle 21 locali, si trova a poca distanza dal cafè ‘Cappuccino’ dove nel 2016 un attacco jihadista rivendicato da Al Qaeda causò 30 morti e 71 feriti, in gran parte stranieri.

“Oggi per prudenza i miei collaboratori ed io siamo rimasti in casa – dice Sunzini, romano di nascita ma laureatosi a Perugia in agraria – e ragionando su quanto accaduto, abbiamo definito bizzarro il fatto che fosse stato attaccato un ristorante come quello di ieri sera: certo che il bersaglio dell’attacco erano i bianchi, ma l’Aziz Istanbul non è un club esclusivo riservato a loro. Infatti ieri sera oltre la metà della clientela era africana, e molti erano i giovani del posto che stavano guardando in tv la partita del Paris Saint Germain del campionato francese, per seguire l’esordio di Neymar”. Sunzini ricorda che in Burkina Faso l’unico attacco di matrice islamista è stato quello dell’anno scorso al ‘Cappuccino’: “per il resto – dice – in questo paese non si sono mai registrati episodi di fanatismo religioso, e c’è una base forte di convivenza tra cristiani e musulmani. Per questo la gente oggi qui è incredula e sgomenta rispetto a quanto successo”.

Il progetto portato avanti in questo periodo da Tamat nel Burkina Faso (su terreni a un’ora di macchina dalla capitale) coinvolge 600 contadini e riguarda la realizzazione di orti sui quali soprattutto donne, oltre 180, finanziate con microcredito, ricavano prodotti agricoli che poi vanno anche ad alimentare quello che Sunzini chiama il “ristorante didattico” aperto proprio dalla sua Ong. “Presto ne apriremo un altro – conclude – e speriamo che l’evento tragico di ieri sera resti isolato”.

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