Area di Crisi complessa Terni-Narni, per i sindacati serve invertire la rotta

TERNI – La parola d’ordine è “partecipazione” da contrapporre al metodo della “mera informazione” che ha sin qui caratterizzato l’azione della Regione Umbria nella gestione della partita strategica sull’area di crisi complessa Terni-Narni.

Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria e di Terni parlano a una voce sola per chiedere “un cambio di passo” e lo fanno con un documento unitario inviato all’assessore alle Politiche industriali dell’Umbria, Fabio Paparelli, che è stato presentato stamattina (13 giugno) nel corso di una conferenza stampa a Terni alla quale hanno partecipato i segretari di Cgil, Cisl e Uil di Terni e dell’Umbria, Attilio Romanelli, Riccardo Marcelli, Gino Venturi, Vincenzo Sgalla e Ulderico Sbarra.

“La pratica della sola informazione in una fase particolare per la comunità ternana è poco produttiva e non all’altezza degli impegni e delle responsabilità richiesti ai diversi soggetti sociali e istituzionali – si legge nel documento – Il perimetro definito dell’area di crisi complessa ha bisogno di un protagonismo e una convinta partecipazione in primo luogo delle Associazioni datoriali tutte, dove lavoro e innovazione trovino una declinazione funzionale al potenziamento industriale e produttivo”.
Secondo Cgil, Cisl e Uil “il tema occupazione deve essere al centro di una proposta convincente a attrattiva. Con questo spirito – scrivono i sindacati – ci sentiamo di richiedere che gli atti in indirizzo siano chiari nella definizione delle potenzialità attrattive del territorio e siano caratterizzati dalla celerità nei processi decisionali“.
Dal punto di vista di Cgil, Cisl e Uil il tessuto industriale ternano – narnese deve offrire “qualificati servizi e fattori localizzativi attrattivi”, superando tutti gli “ostacoli burocratici” che possono in qualche modo dissuadere chi sarà intenzionato ad intervenire; c’è l’esigenza di un testo “Smart”, hanno sottolineato i sindacati, in grado di “esprimere una proposta chiara che sia facilmente comprensibile dagli imprenditori, soprattutto se tra gli obiettivi c’è l’intenzione di attrarne da fuori regione”.
Da qui la richiesta di “socializzare la mappatura del sistema”, per conoscere domande e offerte nei tre comparti individuati per l’area di crisi: siderurgia, chimica verde e agroalimentare.
Altro punto decisivo secondo i sindacati sarà la capacità di intreccio tra Industria 4.0 e Lavoro 4.0, che – scrivono Cgil, Cisl e Uil – “non possono non legarsi alle attività storiche presenti nel ternano, avendo una attenzione particolare per tutti gli interventi legati al tema della efficientazione, delle verticalizzazioni e della formazione professionale”.
C’è poi la questione strategica del rapporto scuola-lavoro con attenzione ai processi formativi tesi a rendere sempre più centrale il lavoro umano. Sarebbe quindi opportuno, secondo i sindacati, “predisporre l’analisi del fabbisogno territoriale”, fabbisogno che può trovare risposte, ad esempio, nell’intreccio ambiente-infrastrutture, “per isolare – spiegano Cgil, Cisl e Uil – chi pensa in nome della salute di condurre una battaglia contro il lavoro industriale”.
Tra le prime azioni da mettere in campo in questo senso, i sindacati individuano due interventi “non più procrastinabili”, ovvero il completamento della piattaforma logistica e un rapido piano di recupero di aree sedi di attività industriali dismesse.
Insomma, i sindacati umbri e ternani tornano a chiedere di “aprire una vera fase di partecipazione” nelle scelte che dovranno rendere concreto lo strumento dell’area di crisi complessa, “consapevoli – come hanno sottolineato i segretari delle tre sigle – che da questa partita, insieme alla ricostruzione post sisma, si capirà se l’Umbria sarà in grado di invertire la tendenza che la vede arretrare sempre più verso le performance economiche delle regioni meridionali e avviare una fase nuova di ripresa occupazionale ed economica”.

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