Ast, i big del sindacato contestati, fischi e urla per Angeletti e Camusso

TERNI – Il primo a parlare è il segretario nazionale della Uil, Luigi Angeletti ma, appena prende la parola, si capisce subito che il comizio potrebbe prendere una brutta piega. Dalla folla si levano qua e là diverse contestazioni. Grida all’indirizzo del segretario che fatica un po’ a far partire il suo discorso, ma poi va. Angeletti, che già lungo il corteo aveva avuto modo di rilasciare qualche dichiarazione alla stampa, sostiene che “il Governo deve dire, con determinazione, alla Thyssen di rivedere il piano perché non possiamo permetterci di perdere né un chilogrammo di acciaio né un solo occupato: deve smetterla di fare l’arbitro. Sono i Governi che devono dire alle multinazionali cosa fare: non vorremmo che l’Italia fosse l’unico paese dove accade il contrario. Senza fabbriche siderurgiche, la crescita resta solo una parola. Se la Thyssen dovesse perseguire, anche lentamente, nell’obiettivo di chiudere la fabbrica, non ci sarebbe alternativa: bisognerebbe assolutamente nazionalizzarla”.

Salito sul palco ha detto che “In questa piazza c’è il popolo, non solo i sindacalisti o gli iscritti al sindacato e il Governo non può pensare di governare a prescindere dagli interessi del popolo”. Richiamando Renzi, ha specificato che “non ci preoccupano gli attacchi del Governo, come dice lui (il premier ndr.) ce ne facciamo una ragione, ma deve sapere che ci sono milioni di lavoratori che hanno diritto ad avere un presente e un futuro”.

Secondo il leader della Uil in gioco non c’è solo una azienda ma l’intera città di Terni nonché “parte consistente del destino industriale del paese”. “Non si può sperare di avere una crescita – ha concluso Angeletti – se si chiudono le fabbriche. Non possiamo rassegnarci. Il governo deve scegliere da che parte stare, deve difendere gli interessi dei cittadini”.

Il secondo big a prendere la parola è il segretario nazionale della Fim, Giuseppe Farina. “Il governo italiano per l’Ast – ha detto – deve fare di più, non limitarsi solo ad una mediazione sindacale, ma deve intervenire su Thyssen e governo tedesco”. Il leader Fim ha sottolineato come quella di Ast è stata una “trattativa difficile e il piano industriale presentato dall’azienda è ambiguo e inaccettabile. Una trattativa impostata così è un’infamia”.

“Basta – ha aggiunto Farina – con la storia che per salvare il lavoro si devono tagliare i salari, non è vero. Sono i lavoratori la vera ricchezza di questa azienda”.

Rivolgendosi, quindi al Governo, il segretario della Fim ha sottolineato come “solo dal rilancio dell’industria può ripartire l’Italia, senza investimenti e politica industriale non si riparte”. Farina ha poi affermato che “noi sindacati faremo la nostra parte. Lunedì (come anticipato anche ieri sera al segretario Fiom, Maurizio Landini, ndr.) saremo a Francoforte dove abbiamo chiesto un incontro con il sindacato tedesco e rappresentanti dell’azienda. Chiederemo una presa di posizione al sindacato tedesco sulla situazione di Terni”. Infine, rivolgendosi agli operai ha invitato tutti a “non trasformare la vertenza in un caso di ordine pubblico: teniamo la testa sulle spalle e restiamo uniti, solo così, possiamo farcela”.

Le conclusioni del comizio sono affidate al segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso. Appena sale sul palco, ripartono le contestazioni. Fischi e urla come era stato per Angeletti. Lei “non ha sentito” ed è andata avanti.

“Da Terni a Taranto, forse il governo non si è accorto che tutta la siderurgia è in grande difficoltà. A tutti i metalmeccanici diciamo che sarebbe bene andare allo sciopero generale del settore – ha detto la Camusso – Al Governo diciamo che non c’è una politica industriale per il Paese se non c’è una politica della siderurgia, un’idea del settore, una siderurgia che funzioni”. Riferendosi alla riapertura del tavolo a Palazzo Chigi sull’Ast, la leader della Cgil ha detto “che a quell’incontro ci andremo con tutti i lavoratori dell’acciaieria, che la trattativa si farà con i lavoratori”.

Anche la Camusso ha sottolineato che “la convocazione delle parti non può significare che il Governo si limiti ad ascoltare l’azienda. Speriamo che Renzi abbia ricordato alla Merkel che la Thyssen con lo stabilimento di Terni di ha guadagnato”. Una frecciatina anche a Confindustria a cui la Camusso ha chiesto “perché non sostiene il futuro della produzione industriale di questo Paese”. L’ultimo “attacco” è al Governo e a Renzi a cui chiede “La darà anche alla Ast la riduzione dell’Irap? E invece di dire che dà alle aziende la facoltà di licenziare, dovrebbe dire cosa vuol fare per mantenere l’industria nel nostro Paese. Perché il Governo non chiede all’Ast di fare contratti di solidarietà? Sarebbe uno strumento per sostenere una fase di ampliamento del piano industriale mentre sembra invece prevalere l’idea del progressivo smantellamento dell’acciaieria. Noi non lo permetteremo”.

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