Ast, riaprono i cancelli, riparte la vertenza, Malvetani propone: “Una nuova Finsider”

Ripartenza in salita e con tante incertezze per gli operai dell’Ast. Domani gli impianti di viale Brin riprenderanno a funzionare dopo la pausa estiva ma sarà un avvio tra preoccupazioni e ansie visto che la “tregua” concessa dall’ad Morselli sta per scadere e tra una decina di giorni c’è l’incontro al Mise. Sebbene in questi giorni la mobilitazione degli operai e dei sindacati non abbia conosciuto soste, ora il pressing sulle istituzioni e sul Governo sarà più stringente. A livello politico si è registrata in quest’ultimo mese una mobilitazione bipartisan. Domani pomeriggio la vertenza Thyssen sarà al centro dell’attivo congiunto delle assemblee comunale e provinciale del Pd. Interverranno anche la presidente della Regione, Catiuscia Marini, e il segretario regionale del Pd, Giacomo Leonelli. Dalla riunionre dovrebbe uscire un documento unanime che potrebbe contenere anche un’ipotesi di proposta. Il partito di via Mazzini starebbe lavorando per l’apertura di un confronto diretto e senza intermediari con la dirigenza tedesca e per chiedere di passare velocemente alla vendita, annunciata dalla multinazionale a medio termine.

Intanto sulla vicenda torna a farsi sentire anche Terenzio Malvetani – una vita spesa all’interno dell’Acciaieria – che suggerisce in tre mosse l’ipotetico percorso di salvataggio dell’Ast: bloccare l’attuazione del piano Thyssen, impegnarsi a cercare un compratore, riattivare, nelle more della ricerca, una nuova Finsider.

“In vista dell’incontro del 4 settembre al Mise – dice Malvetani – è bene ricordare e chiarire alcuni passaggi. Il diritto non contestabile della multinazionale a vendere non comporta anche il diritto a prendere quei provvedimenti, proposti con il piano industriale presentato a luglio, di chiusura di impianti, di smembramenti, di riduzione del personale. Non è accettabile il percorso che l’azienda vuole attuare e che rimane poco comprensibile anche rispetto alla volontà di vendere”. Malvetani suggerisce di far leva su alcuni argomenti per “stoppare” il piano: “Alla Thyssen va ricordato nel ’93 le fu consentito di acquistare il sito non solo per l’offerta economica ma anche per le condizioni che accettò. La multinazionale infatti offrì la garanzia di conservare integra l’azienda, di potenziare il sito, di accrescerlo e di salvaguardare i livelli occupazionali”. Insomma un richiamo al rispetto dei patti quello che lancia Malvetani. “Non è possibile che oggi la multinazionale si presenti con un piano che sarebbe massacrante per l’azienda”.

Oltre a bloccare il piano si dovrebbe prendere tempo per la ricerca di un eventuale acquirente che garantisca la sopravvivenza, l’integrità e lo sviluppo dell’azienda. Ricerca per cui già ci si sta muovendo sondando il terreno tra soggetti europei e internazionali, anche attraverso l’interessamento sotto traccia dello stesso Malvetani. “Considerato il momento particolare che sta attraversando la siderurgia, non sarà facile trovare un acquirente che soddisfi certe condizioni – afferma Malvetani – la ricerca dunque potrebbe richiedere del tempo. Nelle more, istituzioni e sindacati dovrebbero chiedere al Mise che venga presa in considerazione la ricostituzione di una nuova Finsider (la Finsider era la finanziaria di Iri che operava nel settore siderurgico ndr.) che servirebbe non solo a Terni ma anche a Taranto e Piombino”. Una garanzia e una tutela che il Governo imporrebbe sulla siderurgia italiana.

Sul fronte sindacale intanto si registra la preoccupazione della Fim. Il segretario Riccardo Marcelli sottolinea le necessità di presentarsi al Mise con un progetto unitario, un piano che dimostri, non tanto a Thyssen Krupp, quanto ai possibili acquirenti interessati all’acquisto, le potenzialità e la forza di Terni che può contare su un sito integrato che produce acciaio inossidabile sì, ma anche acciai al carbonio, fucinati e titanio.

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