Celebrazioni del ventennale del terremoto del 1997: l’importanza della comunicazione in casi di crisi

FOLIGNO – La comunicazione, soprattutto in casi di emergenza e di crisi, è di fondamentale importanza, e lo è oggi sempre di più anche grazie al nuovo sviluppo che ha subito il settore dei media con l’avvento di internet e dei social network che si sono affiancati al mondo dei media tradizionali, creando addirittura un limbo trasversale in cui l’uno contamina l’altro. Nel corso della tavola rotonda, promossa dalla Regione dell’Umbria e dal Comune di Foligno, moderata dal massmediologo Klaus Davi, e tenutasi a Foligno sul tema “Dalla gestione della prima emergenza alla ricostruzione. I cambiamenti accaduti nel tempo, dal Sisma in diretta tv del 1997 alle dirette streaming e i contributi spontanei della rete del Sisma 2016” per ricordare i vent’anni dal terremoto che colpì l’Umbria il 14 ottobre 2017, il sindaco Nando Mismetti ha esordito affermando che “Foligno negli ultimi settant’anni ha subito due bombardamenti, quello durante la seconda guerra mondiale e il terremoto del 1997. Sono passati due decenni di stretta collaborazione tra i vigili del fuoco, la protezione civile, i militari per formare una squadra istituzionale anche con l’appoggio dei cittadini per creare un nuovo progetto che parta da ieri per guardare al futuro”. Il dirigente della Protezione civile umbra Alfiero Moretti evidenzia “l’importanza della comunicazione in casi di emergenza per lanciare messaggi giusti, di speranza e di fiducia alla popolazione coinvolta negli eventi sismici. Anche l’ex sindaco di Foligno Maurizio Salari è convinto che “la comunicazione svolga un ruolo determinante anche per gestire l’emergenza durante il terremoto, attraverso informazioni da veicolare per dare notizie su ciò che sta accadendo e sulle misure cautelative da assumere. Dare messaggi positivi per affrontare lo sconforto e la paura risulta decisivo e fondamentale”. Il giornalista Antonio Di Bella, direttore di RaiNews, sostiene che “oggi c’è un sensazionalismo strillato della comunicazione con una gara a chi riesce a dare prima la notizia. Occorre invece dare informazioni capillari e giornaliere per fornire un servizio pubblico al cittadino coinvolto nell’evento catastrofico”. Parla invece di una dicotomia tra spettacolarizzazione che desta emozioni e servizio il professore Paolo Mancini. “Immagini di paura a distruzione fanno spettacolo. La comunicazione deve fornire informazioni di servizio pubblico. Il nuovo sistema dei media, tramite i social, fornisce informazioni immediate e rappresenta il modo più immediato per dare notizie rispetto ai canali tradizionali. La comunicazione deve fare tre cose: prevenzione in caso di catastrofi naturali annunciate; gestione dei sentimenti e della paure; organizzare dei movimenti necessari delle popolazione tramite le forze dell’ordine e i soccorsi”. Luca Preziosi, esperto di digital, parla del differente modo di approcciare la comunicazione tra giovani e i più anziani. Il mondo dei social è ingovernabile e le info andrebbero invece sempre verificate. Il responsabile della comunicazione Rai Giovanni Parapini interviene sul ruolo del servizio pubblico che deve puntare alla qualità e mantenere alta la guardia in casi di crisi. “La Rai può e deve accompagnare il racconto e la narrazione di una calamità con un informazione libera e indipendente, facendo sempre perno sulla credibilità e su un rapporto di fiducia con i cittadini. Non possiamo fare una televisione del dolore solo perché questa fa aumentare l’audience e fa salire lo share. Con la Rai abbiamo fatto sentire la vicinanza delle istituzioni al territorio. Abbiamo fatto una raccolta di fondi con vari progetti. Il primo ‘Ricominciamo dalla scuole’ ci ha permesso di raccogliere trentatre milioni e mezzo di euro che abbiamo donato alla Protezione Civile per la ricostruzione delle scuole nella quattro regioni del centro Italia, interessate al terremoto del 2016. Abbiamo anche attivato il progetto ‘Restate’ per portare turismo durante l’estate in queste zone terremotate”. E poi conclude affermando che “oggi i media tradizionali dialogano anche con le istituzioni e hanno autorevolezza. Va anche detto che ci troviamo di fronte a un sistema di comunicazione ibrido, ma non va dimenticato l’amore di verifica delle notizie, e l’attendibilità deve essere fatta dal servizio pubblico che si deve distinguere quindi dai social”. Gli interventi si sono conclusi con il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Giuseppe Giulietti che punta il dito contro quel tipo di notizie che hanno l’obiettivo di fare audience senza badare alla qualità e all’autorevolezza della comunicazione. “Serve la crescita di una coscienza che espella le notizie false o fa mala comunicazione. Occorre trasparenza contro il silenzio delle informazioni. Le notizie vanno date fino in fondo e non vanno mai interrotte. Si deve attuare la cosiddetta ‘scorta mediatica’ per cui i riflettori vanno mantenuti su una notizia o su un caso finché questo non viene risolto e concluso. È importante seguire passo a passo ogni evento perché senza memoria non c’è futuro”.

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