Città di Castello, il sottosegretario Bocci: “Abbiamo gli anticorpi contro le infiltrazioni mafiose”

CITTA’ DI CASTELLO – “L’Umbria è a rischio infiltrazioni e, una volta maturata questa consapevolezza, serve anche adoperasi affinché si possa intervenire prima che accadano fatti eclatanti e non il giorno dopo. Da una condizione di difesa che ha consentito di mettere gli anticorpi, è il momento di passare ad un atteggiamento attivo, avendo la consapevolezza che la nostra attenzione può essere elemento decisivo”. E’ questo il messaggio del sottosegretario al ministero dell’Interno, Gianpiero Bocci, affidato al convegno “”Prevenzione educativa, legalità e sicurezza, infiltrazioni criminali”, organizzato nella splendida cornice della Sala degli Specchi del prestigioso circolo degli Illuminati. Con Bocci anche il procuratore generale di Perugia Fausto Cardella, la presidente dell’Assemblea legislativa Donatella Porzi e il vice Marco Vinicio Guasticchi insieme al presidente della Prima commissione di Palazzo Cesaroni Andrea Smacchi. A coordinare il consigliere Luciano Tavernelli, con l’introduzione di Franco Ciliberti.

Il sottosegretario Bocci ha parlato di interdittive e infiltrazioni, spiegando che i provvedimenti del magistrato “sono delle opportunità. Impediscono infatti ad un gruppo di fare impresa in condizioni di illegalità. Una società che opera in tal modo – ha aggiunto – rappresenta una concorrenza sleale ma lavora anche in condizione di precarietà perché l’illegalità prima o poi viene alla luce”. Cenno anche sul ruolo del pubblico nelle società partecipate e sulla sua possibilità di incidere. Per Bocci tutto dipende dal tipo di statuto esistente. “La cosa peggiore è quando le regole approvate non permettono un controllo e un condizionamento ma il pubblico esprime la presidenza, è la contraddizione maggiore”. In questo quadro, per il sottosegretario, la pubblica amministrazione deve tornare a fare “programmazione e non gestione”, perché è nel gestire l’ordinario e nell’agire “in varianti” che si nasconde la possibilità di condizionamento. Ricordando il patto per la sicurezza firmato dal Comune di San Giustino, Bocci si è concentrato sul tipo di criminalità di cui è vittima la città. Si tratta perlopiù di criminalità che si concretizza in furti e rapine realizzate da “pendolari” che accedono all’Alta Umbria da Roma o da Rimini. “In primo luogo, per far fronte a ciò, c’è l’aggressione ai fenomeni ma forte è l’attenzione per la prevenzione”. Da sottolineare quindi quanto fatto dal governo sulla sicurezza a livello di investimenti.

Dopo le introduzioni di Luciano Tavernelli e Franco Ciliberti, anche il saluto del sindaco Luciano Bacchetta. E’ stato il consigliere Smacchi ad entrare nel vivo degli argomenti. Sottolineato l’impegno del governo nazionale, Smacchi ha ricordato che “dalla Regione molto è stato fatto, anche attraverso bandi con la compartecipazione dei Comuni, ma molto può essere ancora svolto. La normativa regionale che si occupa di sicurezza, per esempio, è la legge 13 del 2008; un provvedimento non molto recente, che potrà essere oggetto di una revisione in grado di fornire ad enti pubblici e pubbliche amministrazioni nuovi strumenti di difesa da criminalità ed infiltrazioni. È’ importante infatti alzare uno scudo culturale e ma anche normativo nella nostra regione, da sempre emblema di legalità. È’ importante farlo, inoltre, in un momento come questo, in cui saremo chiamati a gestire le tante risorse provenienti dalla programmazione europea”. Quindi l’intervento da “addetto ai lavori” del vicequestore Marco Tangorra, che ha ribadito l’importanza del coinvolgimento attivo della popolazione, a partire dal ruolo della formazione nelle scuole. Dalla presidente Porzi il richiamo al fatto che “lo Stato siamo tutti noi, ognuno per il ruolo che ricopre”. Ognuno quindi deve quindi dare il proprio contributo per combattere l’illegalità. Dalla Porzi anche il ricordo delle tante iniziative svolte sul tema da assessore provinciale, in collaborazione con la Mostra del Fumetto di Città di Castello. Stesso rimando fatto anche dal vicepresidente dell’Assemblea legislativa, Marco Vinicio Guasticchi.

Cardella ha iniziato citando Pertini e il suo messaggio agli italiani del 31 dicembre 1980. “Dopo Pertini – ha detto – solo Mattarella ha portato un così alto monito contro la corruzione”. Quindi Cardella è passato all’esame delle nuove normative introdotte, dal reato ambientale al falso in bilancio, in grado di poter far fronte alla corruzione come sempre nuove strumentazioni per magistrati e pubbliche amministrazioni. Da Cardella anche la sottolineatura dello stretto legame tra criminalità organizzata e corruzione.

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