Città di Castello, in tanti alla Messa riparatrice del furto delle Coroncine sacre

CITTA’ DI CASTELLO – In tanti, fedeli del Santuario e di altre parrocchie della città e del comprensorio hanno raccolto l’appello del Vescovo, Monsignor Domenico Cancian a partecipare alla messa in riparazione del furto sacrilego di due coroncine bagnate in oro risalenti al 14esimo secolo collocate sopra testa della statua della Madonna e del bambino, che con ogni probabilità sono state trafugate fra Natale e Capodanno.
Questa mattina alla funzione religiosa, alle ore 10,30, presieduta dal vescovo affiancato dai frati Cappuccini, padre Giuseppe Rosati, padre Luigi e padre Ghonsalo, i numerosi fedeli hanno ascoltato con partecipazione l’omelia del vescovo che ha condannato con decisione il brutto gesto e lanciato un ulteriore appello-monito ai ladri che hanno sottratto alla comunità religiosa e alla città due simboli di grande significato e devozione. “Rubare, sottrarre qualcosa che appartiene ad altri è un reato ed è un gesto grave al numero sette dei comandamenti. E’ ancora più grave però, come è avvenuto per le due coroncine del Santuario, quando si tratta di un furto sacrilego. Oggi siamo qui in tanti tutti insieme per riparare a questo gesto, chiedere perdono a Dio e alla Madonna.” Il vescovo poi senza mezzi termini si è rivolto ai ladri dall’altare: “si può ottenere il perdono restituendo quello che è stato sottratto ai Frati Cappuccini che da oltre venti anni con cura e dedizione si occupano di questo Santuario, un luogo sacro di grande splendore che richiama fedeli in preghiera da tutta Italia. Quelle due coroncine devono tornare al loro posto – ha proseguito Cancian  che ha concluso la messa con la benedizione solenne e l’invito a reagire ed invocato la  protezione alla Madonna”. Il Santuario, in cui si venera un’antichissima immagine della Madonna, si trova a circa cinque chilometri da Città di Castello, lungo la S.R. Apecchiese che, valicando l’Appennino, giunge fino al mare Adriatico. La chiesa sorge sul bel colle di Caprano, oggi chiamato Belvedere, e fu costruita in stile barocco negli anni 1669-84 su progetto di Antonio Gabrielli e Nicola Barbioni. Presenta una pianta ottagonale con quattro brevi bracci, coperta da cupola. Dinanzi all’ingresso si erge un portico semicircolare; varcata la porta si può ammirare la preziosa bussola realizzata da un valente artigiano nel 1883. Tra le opere più importanti conservate all’interno del Santuario si ricorda il Martirio di San Vincenzo, dipinto da Giovanni Ventura Borghesi nel 1699, collocato nella cappella laterale destra dedicata al santo. In fondo alla chiesa domina l’altare maggiore al cui interno è collocata l’immagine prodigiosa della Vergine Maria. Nel corso del tempo la devozione verso la Madonna di Belvedere andò via via aumentando ed il Santuario divenne uno dei centri mariani più conosciuti dell’Italia centrale e la sua fama arrivò fino a Roma, tanto che nel 1703 la sacra immagine fu solennemente incoronata con licenza del Capitolo Vaticano. Dal piazzale antistante la chiesa si gode uno splendido panorama non solo sulla città, con i suoi campanili, ma anche sull’Alta Valle del Tevere, dal monte della Verna fino a Monte Acuto, nei pressi di Umbertide.

 

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