Comunità per minori, la Regione detta nuove regole. Barberini: “Più controlli e qualità”

“È finita l’incertezza nelle modalità di accoglienza dei minori in difficoltà fuori dal contesto familiare: la nuova normativa regionale in materia disciplina in maniera puntuale e omogenea modalità di accesso e funzionamento delle strutture, tutelando al massimo i diritti dei soggetti interessati, in primis i minorenni, e innalzando il livello qualitativo e quantitativo dei servizi per dare risposte più efficaci ai minori e alle loro famiglie”: così l’assessore alla Salute, alla Coesione sociale e al Welfare della Regione Umbria, Luca Barberini, presentando stamani a Villa Umbra il nuovo regolamento regionale per la “Disciplina in materia di servizi residenziali per minorenni” (RR 7/2017).
All’iniziativa – organizzata come momento di confronto e formazione – hanno partecipato circa 150 persone fra gestori e operatori di comunità di accoglienza per minori, personale dei servizi sociali dei Comuni e delle Aziende sanitarie locali che si occupano di tutela dei minorenni, rappresentanti delle forze dell’ordine.
Il nuovo Regolamento – approvato dopo un’ampia fase di partecipazione che ha coinvolto operatori del settore, professionisti ed enti locali – a dodici anni di distanza dal precedente, innova e a semplifica una materia particolarmente delicata e complessa, tenendo conto delle nuove diposizioni normative nazionali e delle novità introdotte dal Piano sociale regionale.
“L’obiettivo – ha spiegato l’Assessore – è garantire più qualità, equità, appropriatezza ed efficacia dei percorsi assistenziali, con interventi personalizzati, maggiori controlli e più opportunità per le comunità accoglienti. L’idea portante è infatti quella di tutelare il superiore interesse del minore e i suoi diritti in situazioni di accoglienza etero-familiare, con particolare attenzione al sostegno inclusivo alla crescita, in vista di una progressiva acquisizione dell’autonomia”.
SalaRegMinori“Siamo orgogliosi – ha sottolineato – del risultato raggiunto e del metodo multidisciplinare e partecipativo utilizzato. Il prossimo step è l’adeguamento e l’omogeneizzazione delle rette delle comunità di accoglienza per minori, rispetto a livelli qualitativi più elevati”.
Il nuovo Regolamento – è stato evidenziato – tiene insieme la definizione degli aspetti autorizzativi, con l’individuazione dei requisiti minimi delle strutture.
Individua nuove tipologie di servizi che potranno essere autorizzati e definisce il percorso di accoglienza, inserimento, permanenza e l’eventuale reinserimento in famiglia del minore, garantendo una presa in carico orientata alla promozione del benessere e alla prevenzione dell’insorgere di situazioni di pregiudizio, nonché volta a rendere possibile l’attuazione di progetti individualizzati di cura e protezione.
La nuova normativa definisce, in maniera chiara, la distinzione tra le funzioni socio-educative e quelle sociosanitarie e introduce, per la prima volta, due tipologie di strutture sociosanitarie residenziali per minori fuori dalla famiglia – una a bassa e una a media intensità terapeutico-riabilitativa – dando così attuazione ai nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza), che hanno riproposto l’esigenza di garantire un’assistenza sociosanitaria semiresidenziale e residenziale ai minori con disturbi in ambito neuropsichiatrico.
Per la prima volta vengono, inoltre, definiti i requisiti relativi al modello educativo adottato dalle strutture, introducendo un metodo di lavoro multidisciplinare e integrato per migliorare la qualità dei servizi e la personalizzazione dell’intervento dedicato ai minori.
Il procedimento autorizzativo per le strutture sociali viene posto in capo alle Zone sociali, tramite i Comuni capofila, mentre il gruppo dei valutatori che effettua i controlli viene regionalizzato, attraverso la creazione di un elenco regionale da cui le Zone sociali devono attingere.

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