Dario Fo, l’Umbria piange il Premio Nobel per la Letteratura

PERUGIA – L’Umbria piange il premio Nobel per la letteratura Dario Fo.  “Conosceva l’Umbria nella sua intima identità, nella sua immensa spiritualità, nello splendore dell’architettura medioevale. E l’ha amata come fosse la sua terra. Per questo gli dobbiamo essere grati e dirgli grazie. E non soltanto perché qui, in questa terra, ad Alcatraz, nelle campagne di Gubbio, ha vissuto, lavorato con l’indimenticabile compagna della sua vita e grande artista Franca Rame, e con il figlio Jacopo”. Lo ricorda così Dario Fo la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, esprimendo il suo più profondo cordoglio – anche a nome di tutta la Giunta regionale – per la scomparsa del premio Nobel per la letteratura, inviando anche un affettuoso abbraccio a suo figlio Jacopo.

“Il legame di Dario Fo con l’Umbria – scrive la presidente – era antico e molto stretto. Un legame che ha pervaso, e influenzato, tantissimo della sua ricerca e opera teatrale e letteraria. Ogni opera di Dario Fo, infatti – fino alla bellissima messa in scena dello spettacolo “Lu santo jullare Francesco” – era intrisa della spiritualità della nostra terra. Ma anche della sua cultura, della sua storia urbanistica, delle sue Chiese e Cattedrali, della pittura – da Giotto a Cimabue – dell’antica lingua umbra che Dario Fo aveva scelto per narrare, per denunciare, attraverso la vita di Francesco, o quella di Jacopone da Todi, le brutalità di una società contemporanea che spesso piega ai suoi interessi la vita dei cittadini”. “Ho conosciuto, ed amato l’opera di Dario Fo – aggiunge – sin da ragazza, ma successivamente, prima da sindaco di Todi e poi da presidente della Regione, ho avuto il privilegio e la fortuna di poterlo conoscere più da vicino. Chi di noi, che ha amato il teatro, non ha vissuto la emozionante esperienza di sedere alle tavole di legno della Libera Università di Alcatraz, e veder girare tra i tavoli Dario Fo e Franca Rame e con loro intrattenersi a parlare, discutere di teatro, politica e quant’altro?”. “Tra i tanti ricordi – prosegue Marini – ce n’è uno che conservo con profonda simpatia e che dà la misura della straordinaria personalità di questo uomo umile e al tempo stesso un ‘gigante’ della cultura italiana: giovane sindaco di Todi sento bussare alla porta del mio ufficio. Apro e mi trovo di fronte lui, Dario Fo, già premio Nobel per la letteratura. Era venuto per invitarmi a visitare – e soprattutto studiare – il Duomo della città ed il Tempio di San Fortunato. Mi piace ricordarlo così e rinnovargli il sentimenti di profonda gratitudine che, sono certa, provano oggi tutti gli umbri”.

“È morto uno dei nostri più grandi artisti che nella sua lunga vita artistica ha rinnovato di contenuti e modalità espressive il teatro italiano. Anche a nome dell’Assemblea legislativa dell’Umbria esprimo il più vivo cordoglio per la scomparsa di questo grande italiano che con il linguaggio universale della vera arte ha saputo parlare al mondo”. Così la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Donatella Porzi. “Noi umbri abbiamo sempre considerato Dario Fo – conclude Porzi – anche come nostro illustre, discreto, conterraneo, per la sua assidua frequentazione della Libera Università di Alcatraz gestita dal figlio Jacopo, a Santa Cristina di Gubbio, ed anche perché tra le tante opere frutto del suo genio ci ha regalato lo straordinario monologo ‘Lo Santo Jullare Francesco’, di cui molti ancora ne ricordano la suggestiva rappresentazione nella Piazza Grande di Gubbio in una sera di agosto di 17 anni fa”.

Cordoglio anche da parte del sindaco di Gubbio, Filippo Mario Stirati. “Siamo attoniti per la  perdita – dichiara Stirati – ancora più viva e dolorosa per i rapporti che da lungo tempo si erano stetti con la città di Gubbio, anche tramite la scelta del figlio Iacopo di dar vita nella campagna eugubina a Santa Cristina alla straordinaria esperienza di ‘Alcatraz’.  Qui erano di casa Dario e, fino alla scomparsa, la moglie Franca,  la donna della sua vita nell’arte e nell’amore, e non era insolito vederli girare per le vie di Gubbio.  Il vuoto si fa largo nei cuori, con la consapevolezza che  i progetti e gli appuntamenti previsti saranno mancati, per cause indipendenti dalla volontà.  Difficile riassumere la caratura di innovatore del linguaggio teatrale, la visionaria inventiva dissacrante e umanissima, ben rappresentata dal suo capolavoro da ‘giullare’, quel  «Mistero Buffo» che lo rese famoso nel mondo.   Il corpus teatrale di  quasi un centinaio di testi, gli valse nel 1997 il Nobel per la letteratura. Ma di lui ricordiamo non solo il sommo drammaturgo e attore, ma anche il regista, lo scenografo, l’impresario,  il pittore.  Uomo di sinistra fuori dal coro,  militante senza bandiere, fabulatore e cantastorie,  ha saputo pungolare il potere costituito con i suoi istrionici sberleffi, irridendo intellettuali di regime.  La scena  italiana e il mondo intero saranno più poveri e Gubbio non potrà più annoverarlo tra i cittadini più illustri”.

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