Democratici: “Serve un Pd più veloce e autonomo dalle istituzioni”

PERUGIA – Bacchettate a tutte le latitudini del Pd, con una “particolare attenzione” al vertice. Il documento presentato questa mattina da alcuni iscritti e simpatizzanti al Pd fa nomi ma è altrettanto chiaro e  destinato a lasciare degli strascichi. Il documento è stato sottoscritto da più di 100, tra iscritti e simpatizzanti “preoccupati della situazione confusa e litigiosa nel partito, impegnati nella logica dell’essere renziani o antirenziani o ex si qualcosa. Apparteniamo – dicono – a quella sinitra del partito che non vuole dire solo no a livello nazionale o solo sì a livello locale”. I primi firmatari del testo sono Bigini Morena, Brugiotti Giuseppino ,Accardi Lorenzo , Capaldini Tiziana , Chianella Antonello , Bottoni Fabrizio , Consolini Violeta Consolini , Bazzucchi Sara, Dattoli Sabino, Recchioni Luciano.

“Vogliamo dare un contributo positivo di idee e progetti e lavorare concretamente ad un partito inclusivo e riformatore. Abbiamo le nostre visioni del mondo e i nostri pensieri  ma non abbiamo la presunzione di pensare che siano intangibili ed auspichiamo  il superamento della emarginazione o peggio ancora della espulsione per chi non si allinea. Non chiediamo solo un partito unito e che metta al bando litigiosità ed inutili personalismi, ma un partito “comunità” dove la differenza di opinioni venga ricondotta a sintesi nel rispetto di tutte le sensibilità , un riconoscimento reciproco e leale di maggioranza e minoranze,  un partito dei “ doveri “ verso la “comunità “del PD e rispettoso delle regole che ci siamo dati  un luogo dove iscritti ed elettori ritrovino una speranza ed un progetto per il nostro paese e per la nostra regione, un partito dove chi ricopre incarichi apicali si faccia garante di tutte le sensibilità e custode gelosodella autonomia del partito dalle istituzioni e non lo usi come mezzo per altri incarichi, chiediamo un partito che restituisca potere decisionale ai tanti militanti ed elettori perplessi e smarriti e che esca dalla logica delle correnti “ossificate” per restituire il PD ai suoi legittimi proprietari, gli elettori, gli iscritti, i militanti”.

I firmatari del documento ribadiscono di non sentirsi rappresentati da nessuna area o corrente “e vorremo avviare una discussione sul nostro modo di essere partito, sui problemi, sulle nostre risorse e capacità  per portare a compimento quel sogno che si chiama PD”. Si ribadisce la necessità di “superare il quadro delle alleanze politiche nazionali che consideriamo frutto di una emergenza e non di una scelta strategica e che non può essere la radice da cui ripartire nel futuro. I nostri valori stanno infatti nel centro sinistra dove pari opportunità, lavoro, stato sociale, accoglienza, cultura, ambiente ma si coniugano con i gruppi o i partiti di centrodestra perché la divisione, è vero, non è quella del novecento ma la differenza tra destra e sinistra esiste ancora”.

La richiesta è quindi di “avviare una discussione dentro il PD inoltrando  questo documento agli iscritti al  fine di portare un contributo di idee al partito nazionale , regionale e provinciale. Siamo consapevoli delle priorità della agenda politica, del fatto che dobbiamo assumere un passo veloce per le riforme, che il lavoro deve essere in cima a tutte le priorità, che dobbiamo combattere nuove e vecchie povertà e che non possiamo più attardarci in discussione oziose. La stessa crisi politica consumata in questi giorni alla Regione Umbria testimonia un ritardo del partito nell’affrontare la situazione  ed un vuoto di credibilità e di autorevolezza oltre ad una visione dell’Umbria consumata dentro parole d’ordine più che su un effettivo agire. Riteniamo che il Partito Democratico da tempo abbia abdicato a tale fondamentale funzione di analisi per chiudersi nelle piccole e tristemente note beghe di bottega.   Il risultato delle ultime elezioni  comunali e per alcuni versi quelle regionali certificano la rottura di quel filo rosso che univa buon governo a territorio e comunità. La base associativa del Pd è molto cambiata in questi ultimissimi anni: sono cresciute le adesioni “pilotate” e sono diminuite quelle libere e spontanee la credibilità e la vivacità ideale  dei nostri circoli ne risente. La crisi di partecipazione alla vita del partito – continua il documento – negata solo da pochi, è dettata dalla limitatissima condivisione di molte delle scelte fatte, dalla ostinazione a perseguire strade percepite dalla maggioranza dei cittadini come inutili”.

Un passaggio anche sulla situazione congressuale: “Dal 2008 ad oggi  il PD in Umbria ha perso circa il 50% degli iscritti ed i costanti richiami a rigenerare una discussione vera dentro il partito si infrangono contro una pratica consolidata di iniziative di correnti, ne segue un dibattito surreale in cui si chiede a gran voce il  superamento di tale procedura  ma  nella sostanza  ciò non avviene per precisa  scelta e volontà. Le maggioranze ed i programmi usciti dai congressi dal 2013 in poi sono ormai un ricordo, riaggregatasi con l’obbiettivo di sostenere gruppi di persone anziché programmi hanno di fatto stravolto  il mandato consegnato da elettori ed iscritti ai segretari eletti.  Abbiamo sotto gli occhi una innovazione più declamata che praticata, una diversità di posizioni pregiudiziale e costruita  su divisioni ancestrali, un rinnovamento simulato impostato più sull’anagrafe che su un  vero ed incisivo progetto politico  che non aiutano ad uscire da questa crisi strutturale del nostro partito.  Dobbiamo  cambiare lo stato attuale delle cose e per far questo è necessario abbandonare la pratica degli slogan e concentrarci sulle cose da fare. Ognuno di noi –continuano – sa quanto sia difficile restituire al nostro partito un percorso condiviso  dove pur tra diversità di opinioni ci si possa confrontare, ma uno sforzo collettivo deve essere fatto per restituire trasparenza dei percorsi decisionali oggi sequestrati  da correnti   più o meno strutturate. Un PD utile è quello che sa mettersi in gioco, che valorizza territori ed incontra “mondi” che vede la sofferenza e progetta soluzioni, che fa diventare protagonisti i migliori e non gli “innocui”. Questa è  la strada  che il  PD nei nostri territori  deve subito riprendere. Il nostro è un documento che vuol tracciare una discussione e che rimane aperto al contributo di quanti vorranno aiutare il nostro partito senza distinzioni di provenienza o di sensibilità ad uscire dalle difficoltà attuali”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.