Edilizia, è emergenza anche in Umbria, urge un cambio di passo

E’ emergenza edilizia, un settore che sta pagando un conto salatissimo per colpa della crisi economia. L’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dall’assemblea Assimprendil, l’associazione delle imprese di costruzioni delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, che analizzando i dati del comparto a livello nazionale, ha chiesto un impegno ad hoc da parte del Governo. I numeri sono impressionanti: in sei anni in Italia sono scomparse 3500 aziende e sono stati bruciati 800mila posti di lavoro.

Il dato umbro riflette la tendenza generale. Nella sola provincia di Terni, tra il 2010 e il 2013 si è registrata una costante contrazione del settore edile che ha portato al -34,07% di massa salari denunciata. Sono cessate inoltre il 23,88% delle imprese operanti nel settore ed il 32,43% degli operai attivi al 2010 ha cessato di lavorare nel settore. A subìre la contrazione maggiore sono state le imprese medio/piccole (con meno di 15 addetti): un -36,64% le aziende con due operai, -38,93% con 3-10 operai, -56,67% con 11-15 operai.

Secondo l’analisi 2013 condotta dalla Banca d’Italia sull’economia in Umbria, dal 2008 ad oggi il settore delle costruzioni attraversa una crisi acuta che ha fatto seguito a una precedente lunga fase di espansione. Per l’Istat, tra il 2007 e il 2011, il valore aggiunto è diminuito del 6,1 % in termini reali, a fronte del – 5,3% per l’intera economia umbra. Nel 2012 l’attività produttiva del comparto ha continuato a ridursi, a ritmi ancora più decisi: Le stime di Prometeia segnalano una caduta del valore aggiunto in termini reali del 6,3%. Gli iscritti alle Casse edili e le ore lavorate nel comparto sono calati rispettivamente del 18,4% e del 15,)% . Anche il saldo tra le iscrizioni e le cessazioni è peggiorato passando da -2,1% a -2,3%.

Si avverte quindi anche in Umbria l’esigenza di un cambio di passo. Per Assimprendil le misure assunte dal Governo per rilanciare l’industria delle costruzioni “no bastano e non ci convincono. Le imprese devono constatare l’assenza totale di una strategia che preveda una incisiva politica di rilancio industriale delle costruzioni in Italia”. Da qui la richiesta al Governo di un piano strategico per le costruzioni che affronti tutti gli aspetti in una visione generale di medio e lungo periodo, “un vero e proprio piano industriale Paese di settore”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.